"Questa è una battaglia che facciamo sia per proteggere i lavoratori stranieri, spesso più esposti a forme di sfruttamento, ma soprattutto per tutelare il lavoro “sano“, le imprese che seguono regole che da queste forme distorte di occupazione hanno tutto da perdere". Lara Ghiglione, segretario generale della Cgil di Spezia, spiega così il lavoro in cui il sindacato è impegnato sul fronte della cantieristica e della nautica per cancellare quella “giungla“ di diritti negati che è il mondo degli appalti e dei subappalti e che sempre più spesso è materia per le forze dell’ordine e la magistratura.
Un fenomeno, quello del lavoro senza regole e dello sfruttamento, che innanzitutto è difficile quantificare con precisione. "Per intervenire - spiega Ghiglione - serve, per cominciare, una denuncia e, anche nei casi più gravi, non è semplice ottenerla. E anche per le forze dell’ordine indagare e riuscire a mettere insieme le prove è un compito difficile che si scontra, come nel caso del sindacato, con barriere culturali e linguistiche". E a questo proposito il sindacato parla di "analfabetismo dei diritti". "Molti lavoratori, soprattutto quelli del Bangladesh, non hanno gli strumenti per comprendere la gravità delle violazioni di cui sono vittime. Non avendo, nei loro Paesi d’origine, istituzioni simili, non gli è chiaro neanche cosa sia il sindacato e quali prerogative abbia. Addirittura gli risulta difficile comprendere il senso e la forza dei contratti collettivi nazionali". Come nel caso del 150 lavoratori al centro dell’inchiesta “Dura Labor“, che nell’inverno scorso ha scoperchiato una realtà fatta di caporalato, minacce e violenze, in due cantieri per imbarcazioni di lusso. Una realtà da 5 euro l’ora per giornate di lavoro da 14 ore. "Per loro - racconta Ghiglione - nonostante, i turni massacranti, le vessazioni e le continue minacce, l’accordo con il caporale (loro connazionale residente ad Ancona che, tramite la sua agenzia, procacciava manodopera alle aziende, ndr), aveva più valore di qualsiasi documento". E anche quando il “bubbone“ esplode, come nel caso dei lavoratori coninvolti in quell’inchiesta, l’azione del sindacato è solo all’inizio. "Ci siamo occupati dell’assistenza legale, della vertenza sindacale per il recupero delle somme dovute e, in accordo con la Prefettura, un percorso di reinserimento".
Un lavoro lungo e difficile che parte dal Protollo per la legalità nel settore cantieristico messo a punto dal sindacato insieme alle associazioni datoriali, le forze dell’ordine e l’Inps, ora al vaglio del ministero, e che ha come punto focale la prevenzione e, soprattutto, la formazione. "Insieme alla Fiom da ormai due anni stiamo portando avanti una scuola di lingua per lavoratori stranieri grazie alla preziosa collaborazione del Cpia di via Napoli. Eravamo partiti con una classe e, nonostante il Covid quest’anno siamo arrivati a tre".
L.T.