Franco Antola
Cronaca

Il boom delle ostriche. La Spezia, strategie per crescere ancora: “Apriamo altri vivai”

II consorzio dei produttori spezzini rilancia dopo anni in chiaroscuro. Quadruplicata la produzione dei celebri molluschi, si punta all’ampliamento. “Acquistiamo macchinari più avanzati e sperimentiamo nuove tecniche”

È TORNATO IL CONCORSO FOTOGRAFICO “PREMIO MITILICOLTORI  DELLA SPEZIA”  2022.  " Le Grazie (SP). Dall'acqua all'acqua Serafino Fasulo  ( Livorno )

Boom di ostriche, le strategie per aumentare la produzione (Foto di repertorio)

La Spezia, 28 agosto 2024 – La tradizione che sposa l’hi-tech e apre nuovi scenari, anche su scala internazionale, alla mitilicoltura made in La Spezia. Un passaggio tanto più significativo perché alla vigilia del trasferimento (quanto provvisorio si vedrà) degli allevamenti fuori diga, scelta necessaria per consentire il dragaggio dei fondali in funzione dei lavori necessari per il “nuovo” porto (il previsto ampliamento delle banchine e, in prospettiva, la costruzione della nuova stazione marittima). I mitili, e soprattutto le ostriche, puntano insomma a consolidare il proprio business nell’ambito dell’economia blu, cercando spazi di crescita e anche sinergie internazionali capaci di favorire l’accesso alle tecnologie più avanzate. Temi di cui i vertici della Cooperativa mitilicoltori spezzini hanno discusso nel corso di una conference call cui hanno partecipato, qualche giorno fa, alcuni fra i maggiori produttori americani di ostriche, soprattutto dell’Est Coast.

"E’ stato un confronto molto produttivo – spiega Paolo Varrella, presidente della coop spezzina – che ci ha permesso di approfondire la conoscenza di problematiche comuni con realtà produttive di stati come il Main o il Massachusset, e anche il Canada. L’obiettivo è quello di apportare miglioramenti alle tecniche di produzione e cercare soluzioni a problemi comuni. Negli Stati uniti, per esempio, l’emergenza è il granchio verde, specie che sta minacciando seriamente gli allevamenti, mentre da noi il pericolo numero uno sono le orate. Si è discusso anche sui problemi del meteo, comuni a noi, e sulle strategie migliori per affrontarli”.

Scenari internazionali a parte, quale è da noi lo stato di salute del settore muscoli e orate? "Il settore cresce, ma resta il fatto – ammette Varrella – che le orate sono un flagello, siamo impegnati ad adottare contromisure su più fronti, rivedendo per esempio la disposizione dei vivai, sfruttando anche il ‘movimento di truppe’ che si è innescato con i dragaggi. Stiamo studiando sistemi di difesa più efficienti. Con la regione abbiamo un tavolo a 360 gradi per trovare soluzioni, come la pesca mirata delle orate, che con i saraghi stanno divorando grandi quantità di prodotto. Nella zona degli allevamenti, per dire, sono state catturate orate enormi, ‘mostri’ anche di 5 kg. Il fenomeno è stato un po’ sottovalutato. E c’è indubbiamente correlazione con gli allevamenti di pesce. Un situazione analoga in Croazia, dove sono stati compiuti studi anche sugli spostamenti dei predatori da cui risulta che le orate marcate sono state capaci di percorrere anche 300 km”.

Programmi a breve per il settore? "Realizzare nuovi vivai: quelli fuori diga porteranno sicuramente vantaggi. Rispetto all’anno scorso abbiamo comunque quadruplicato la produzione delle ostriche, anche se in parte il trend ha carattere nazionale. I presupposti per crescere ancora ci sono, obiettivo è la dualità del prodotto. Un controllo particolare è dedicato al contenuto in carne, con verifiche continue volte a garantire una percentuale di polpa non inferiore al 12 per cento, noi produciamo ostriche «speciale», come le chiamano in Francia, anche sopra il 15 - 16 per cento in carne. Inoltre abbiamo acquistato macchinari più avanzati e stiamo sperimentando tecniche nuove”.

"Un capitolo importante – aggiunge Varrella – è il lavoro portato avanti per realizzare agglomerati come rifugio anche per altre specie, con l’obiettivo di ripopolare il mare”.

I rapporti con l’Enea sono molto stretti, l’Ente di ricerca ha avviato, fra l’altro, studi avanzati sul fitoplancton delle micro alghe e sta sviluppando prototipi di ’reef’ – veri e propri letti naturali, in grado di fornire habitat, rifugio e sostentamento a molte altre specie – che possono essere realizzati con scarti della molluschicoltura, come gusci di mitili e fibre naturali, per favorire il ripopolamento dell’ostrica piatta nel golfo, mollusco autoctono dal grande potenziale filtratore.

L’attività è condotta dall’Enea in collaborazione con la Cooperativa mitilicoltori associati nell’ambito del progetto finanziato dall’Unione europea nell’ambito del Pnrr “Raise”, sotto l’ombrello della rete Native Oyster Network, organo consultivo del progetto, attivo in Irlanda e Regno Unito. Molti altri sono i soggetti coinvolti nell’attività di ricerca. Oltre all’Enea e alla Cooperativa mitilicoltori spezzina, collaborano l’Autorità portuale, l’Ama (l’associazione mediterranea acquacoltori), la Fondazione Imc (Centro marino internazionale Onlus), il Gruppo operativo subacquei (Gos) del Comando raggruppamento subacquei e Incursori della Marina Militare, il Dltm e l’Università di Milano Bicocca. E proprio grazie ad un bando cofinanziato da Enea e Bicocca (Marine Sciences, Technologies and Management), supportato dai fondi Pnrr-Raise, è stato avviato un progetto di dottorato di ricerca e di laurea magistrale finalizzato allo studio della popolazione locale e alle attività di trapianto di ostrica piatta, con una borsa di studio riservata, rispettivamente, a una biologa e una laureanda.