La Spezia, 15 febbraio 2020 - Il traguardo è di quelli che segnano la storia della subacquea e del genere femminile. Dal 1849, anno di nascita dalla prima scuola militare per forgiare i signori degli abissi, sono maturati i tempi perché anche una donna possa fregiarsi del titolo di palombaro della Marina Militare.
Anzi palombara. Questione di capacità, di sostenibilità a reggere le prove a misura di maschi dall’indole delfina. Lei è Chiara Giamundo, 23 anni compiuti il 23 gennaio scorso, originaria di Tarquinia, già campionessa di nuoto. Venerdì prossimo il suo istruttore le calzerà in testa l’ambito basco blu. Accadrà nel piazzale della base segreta del Varignano, lì dove è passata la rigida selezione dei nuovi 15 allievi che, da quel giorno, diventeranno palombari a tutti gli effetti, abilitati alle immersioni fino a 60 metri di profondità. La notizia rimbalza alla Spezia da Tarquinia, dove, dopo aver definito Chiara una ’sirena’, ora la chiamano ’miss degli abissi’.
"E’ il nostro orgoglio", dice Mauro Ranzoni, suo allenatore, insieme al collega Francesco Tiselli, nel periodo in cui Chiara – nei ranghi del Centro Nuoto di Montaldo di Castro, in forza al Circolo canottieri "Aniene" dal nome dell’omonimo fiume – ha maturato la passione per l’acqua dolce.
"Aveva 5 anni quando ha mosso le prime bracciate in piscina. Da lì in avanti, anno dopo anno, ha inanellato risultati prestigiosi: titoli regionali e ottimi piazzamenti ai campionati italiani. La tenacia, insieme all’acquaticità, è stata sempre la sua migliore qualità. E’ una ragazza di grande determinazione. Siamo felici per lei e per i suoi genitori, persone semplici, che a Tarquinia gestiscono una negozio di articoli per la casa".
Lì, per effetto del passa-parola che fa perno sulle amicizie che ruotano sulla piscina, è già una star. La attende una settimana movimentata, sull’onda della comunicazione ufficiale del suo essere "palombara", da parte della Marina Militare, attesa per lunedì. Lei per ora è fedele alla consegna del silenzio. Poi, quando l’embargo sarà sciolto, si racconterà. Intanto c’è chi, a Tarquinia, lo fa per lei.
Risale a due anni fa l’ingresso nella Marina Militare. Poi, dopo il superamento dei due mesi prova al centro reclutamento di Taranto, si è presentata l’opportunità del concorso per l’accesso alla scuola palombari del Varignano. Altre ragazze, in passato, ci avevano provato per poi, però, desistere: troppa dura, troppa rigida la selezione.
Lei l’ha superata, in scioltezza. Dalle prove fisiche sfiancanti al battesimo del mare, ai test orientamento al buio, fino all’uso della scafandro di vecchia generazione. Quello, forse, è stato il momento intimamente più bello per lei, che già, aveva acquisito i brevetti civili in un diving di Civitavecchia. Ora può indossare anche lo scafandro d’avanguardia, per le immersioni fino a 60 metri di profondità. Un traguardo nella storia delle donne e della Marina Militare.
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