MARCO MAGI
Cronaca

Per puristi e per crossover. Ecco il Festival del Jazz nell’era del direttore Cimino: "Ora sogno Pat Metheny"

Confermato per il quinto anno consecutivo alla regia della manifestazione. Per il futuro si lavora a un’ipotesi di destagionalizzazione che fluidifichi il programma. .

Per puristi e per crossover. Ecco il Festival del Jazz nell’era del direttore Cimino: "Ora sogno Pat Metheny"

Per puristi e per crossover. Ecco il Festival del Jazz nell’era del direttore Cimino: "Ora sogno Pat Metheny"

Per la quinta volta consecutiva la direzione artistica del Festival internazionale del jazz della Spezia, giunto quest’anno alla cinquantaseiesima edizione e organizzato dalla Società dei Concerti dal 24 al 30 luglio, è stata affidata a Lorenzo Cimino, classe ‘67, docente liceale e musicista. È impegnato tantissimo, con ottimi risultati. "Butto il cuore oltre all’ostacolo", confida.

Come è cominciata la sua avventura?

"Il primo anno è stato quello del Covid. Era il 2020 ed è stato molto difficile quell’estate. Tutto il Paese era bloccato e la scelta dell’amministrazione comunale di guardare al territorio è stata la via più semplice. Avevo già organizzato eventi, non di questo livello certo, ma mi è sempre piaciuto farlo. In quella prima edizione mi aveva dato una mano Matteo Cidale".

Dalla prima esperienza alla quinta, come sono cambiati i programmi?

"Possiamo dire, intanto, che dopo Umbria jazz, il nostro festival è quello che ha più risonanza in Italia. Per me è un grande onore avere questa responsabilità. Siamo cresciuti di anno in anno. Se dovessi dire due eventi del prossimo cartellone? Per il tipo di spettacolo e per la notorietà del personaggio, sicuramente il concerto di Russell Crowe. L’appassionato sceglierebbe, invece, l’omaggio a Bill Evans, perché è una dedica propriamente al festival, visto che il contrabbassista Eddy Gomez, ha suonato nel 1969, nella prima edizione della manifestazione".

La vendita dei biglietti come sta andando?

"Siamo in linea con il trend dell’anno scorso, dove alla fine siamo arrivati intorno ai 4mila acquistati, con un leggero aumento".

Come si compone un cartellone? Ha ascoltato i progetti dei vari ospiti?

"Certamente, anche fuori dall’Italia. Quando si deve decidere si paventa un ventaglio di proposte e nel momento in cui cerchi di chiudere la programmazione, valuti anche in base alle disponibilità. Sicuramente non dimentico mai un evento più per i puristi del genere e quello maggiormente crossover".

Un nome, da sogno nel cassetto?

"Da diversi anni sto cercando di far venire nel Golfo dei Poeti, Pat Metheny. È un obiettivo che mi pongo per il futuro".

Un ‘no’ che le è dispiaciuto?

"Non mi è ancora capitato. Diciamo che questo festival piace molto, alcuni non possono partecipare semplicemente perché approntano dei tour invernali e dunque non si esibiscono in quel periodo. Ad esempio Metheny".

Chi si sente di ringraziare per la collaborazione?

"Partirei da Giovanni Franceschini, dal punto di vista organizzativo, poi senza dubbio tutta la struttura e il personale del Civico. Va comunque riconosciuto al sindaco Pierluigi Peracchini il merito di aver puntato molto sullo sviluppo del festival".

Cosa deve, invece, Cimino a Tiberio Nicola oltre cinquant’anni dopo?

"Chiaramente rispetto alla passione e alle grandi intuizioni che aveva il fondatore, c’è sempre da migliorare. Sicuramente guardo abitualmente i criteri che lui seguiva e non nascondo che, l’idea di quelle che allora si chiamavano ‘incursioni’ e oggi ‘crossover’, è stata una delle sue più luminose. Bb King e Kid Creole allo stadio Picco ne sono un ottimo esempio".

Per diversi anni ci sono state diverse iniziative collaterali, ormai completamente accantonate. In particolare il premio dedicato a Tiberio, per una decade. Perché?

"Finché la dimensione del festival era più ridotta, si poteva dedicare una serata, magari in piazza Mentana. Con il palco di piazza Europa, proporre questo premio dedicato ai giovani, diventa impegnativo. L’organizzazione di un concorso non è cosa semplice, va pensata per tempo. Sicuramente si potrà riprendere in futuro, nel momento in cui ci si potrà appoggiare a location minori. Tutte le iniziative si sono interrotte dopo il Covid, ma c’è anche da dire che esiste un contorno di città così viva, che rischierebbero di ‘perdersi’ nel variegato periodo estivo. Per questo ragionavo su una parziale destagionalizzazione".

In che modo vive i giorni del festival?

"Chi come me ha il peso della responsabilità, cerca di verificare che sia tutto a posto. Me li godo i concerti? Sì, c’è la soddisfazione di vedere ciò che ho creato e mi fa molto piacere che la città possa apprezzare questi eventi, soprattutto in questo periodo storico dove, la musica dal vivo, può dare una speranza a chi ha problemi reali. E almeno nelle due ore del concerto, dimenticarli".

E da musicista cosa ne pensa?

"Noi oggi parliamo della musica e della grande forza che gli schiavi neri hanno messo nella creazione dei generi musicali, il blues, il jazz, fino ad arrivare al pop. Il messaggio è quello che, comunque, da condizioni sociali difficilissime, possa nascere qualcosa di fantastico".