
Personale in caduta libera. Altri duecento in pensione
Non solo il tema spinoso delle contestazioni addebitate dalla direzione dell’Arsenale militare: la riunione delle Rsu di Marinarsen è stata l’occasione per fare il punto su molte cose che a detta delle rappresentanze non funzionano più. Nel mirino anche le dichiarazioni rilasciate dal ministro della Difesa Guido Crosetto sulla Base navale in occasione dell’inaugurazione del Polo nazionale della dimensione subacquea, con l’annuncio di interventi per un miliardo di euro. "Siamo ormai abituati a slogan accattivanti e parole di conforto – spiegano le Rsu –. Oggi una grossa fetta dell’infrastruttura Arsenalizia non soddisfa più le esigenze tecnico logistico militari e risulta in totale degrado, e sono ormai evidenti anche le scelte legate alle nuove assunzioni di personale dipendente: uno sforzo governativo assolutamente insoddisfacente, nessuna nuova seria ondata di assunzioni per il ripianamento di lavoratori in uscita. Sono arrivati in Arsenale poco più di una dozzina di neo assunti, la tabella organico prevista è di 873 civili ma attualmente ne sono presenti solo 494, di cui 199 andranno in pensione durante l’anno. A conti fatti, entro due anni, l’arsenale di La Spezia registrerà una carenza organica di oltre 500 dipendenti". Sempre secondo le Rsu, "in un contesto dove anche la dignità del lavoratore stesso risulta intaccata attraverso impieghi in ambienti talvolta fatiscenti o in officine che da un momento all’altro potrebbero chiudere, si fa fatica ad individuare un futuro chiaro e stimolante. Soprattutto in luoghi dove manca anche l’acqua calda o l’umidità penetra nelle ossa". Nel mirino anche le continue esternalizzazioni dei servizi e la capacità operativa della Base navale. "Perdere la capacità manutentiva dei propri mezzi e infrastrutture comporta la totale dipendenza da realtà terze, affidare determinati settori all’industria estera lascia intravedere falle di prontezza operativa non trascurabili - spiegano le rappresentanze – In parte, ciò già sta avvenendo: basti pensare che ci sono dotazioni militari prodotte da ditte francesi e statunitensi, di cui lo stesso personale militare non ha le competenze per condurre manutenzioni, e che vengono inviate alla ditta per la revisione o il ripristino". Una situazione delicata, che lascia alle Rsu molti interrogativi: "Si è aspettato il pensionamento dei dipendenti civili per avere il legittimo pretesto di incaricare l’industria privata per fare ciò che prima veniva garantito dallo stesso personale civile? Pensare di programmare la riduzione del personale civile per poi affidare a ditte private le attività tecniche logistiche finora garantite dagli arsenali, avrebbe come conseguenza sia una spesa superiore a bilancio sia un livello di efficienza difficilmente superiore" chiosano le Rsu.
Matteo Marcello