
Tutti assolti dall’accusa di rissa ma per tre dei quattro imputati sono scattate condanne per lesioni; completamente scagionata la quarta persona. E’ l’esito del processo – giudice Marta Perazzo e pm Raffaele Giumetti – celebrato ieri in tribunale alla Spezia per i fatti della notte del 13 gennaio 2018 in piazza San Giorgio, quando il noto imprenditore Marco Nicolini fu picchiato a sangue, sotto gli occhi della compagna, per aver redarguito alcuni giovani.
Sul banco degli imputati i fratelli Bruno e Pietro Bianchi, 43 e 39 anni, e Giuseppe, 24 anni, figlio di Bruno, residenti a Sarzana, assistiti dall’avvocato Paolo Mione. Tra gli imputati lo stesso Nicolini, accusato dai Bianchi di averli picchiati, assistito dall’avvocato Andrea Lazzoni (in foto). Nel corso dell’udienza è stata rievocata la clamorosa vicenda. Sabato 13 gennaio 2018, attorno alla mezzanotte, Nicolini era a Sarzana con la moglie: erano andati a cena fuori con una coppia di amici. Quando l’imprenditore e la moglie sono tornati in piazza San Giorgio, dove avevano parcheggiato l’auto, è nato il diverbio con due persone che la coppia aveva visto urinare nelle vicinanze della vettura. Nicolini aveva invitato gli sconosciuti a rispettare le norme igieniche ed era stato colpito ripetutamente finendo, sanguinante, a terra. Portato in ambulanza al pronto soccorso, gli furono diagnosticate la frattura del setto nasale e un trauma cranico, con una prognosi di 28 giorni. Nicolini aveva sporto denuncia. A seguito delle indagini, ascoltando diverse testimonianze, i carabinieri hanno identificato i fratelli Bianchi che a loro volta hanno presentato un certificato medico di 5 giorni per lesioni, accusando Nicolini.
Ieri Nicolini è stato completamente prosciolto. Il giudice Marta Perazzo ha condannato Bruno Bianchi a un anno e un mese di carcere, Pietro Bianchi a un anno e Giuseppe Bianchi a 8 mesi. Soddisfatto l’avvocato Andrea Lazzoni mentre l’avvocato Paolo Mione esprime soddisfazione per l’assoluzione dell’accusa di rissa e si riserva di leggere le motivazioni della sentenza per decidere se fare ricorso contro le condanne per lesioni.