Fuori dal campo la razionalità del ragioniere, sul terreno di gioco estro e fantasia. Pietro Candelari, 19enne di belle speranze, da due anni in pianta stabile in prima squadra, invita a fare i ‘conti’ in primavera: "La classifica guardiamola a marzo, ora pensiamo partita dopo partita".
Candelari, a 19 anni che effetto le fa essere equiparato ai ‘grandi’ e non essere più considerato un giovane?
"Ovviamente è entusiasmante, giocare alla mia età a questi livelli non è sicuramente scontato e mi responsabilizza. È bello non essere considerato più un ragazzo dall’opinione pubblica, anche se dentro di me mi sento ancora tale in alcuni aspetti. L’esperienza accumulata l’anno scorso mi è servita tantissimo a crescere, mi ha consentito di arruolarmi nello stesso rango dei ‘grandi’, confrontandomi costantemente con loro. Quando si entra in campo siamo tutti uguali, ognuno ha pari responsabilità dalle quali non mi sottraggo".
Si sente coccolato dal gruppo?
"Sicuramente, i giocatori più esperti scherzano molto con me e con tutti i ragazzi più giovani della squadra e questo la dice lunga sulla bontà del gruppo. Mi fanno sentire a mio agio, mettendomi nelle condizioni migliori".
Quali sono i giocatori punti di riferimento?
"Cassata e Bandinelli, mentre dal punto di vista tecnico Salvatore Esposito è fonte di ispirazione. Ho poi un legame molto forte con i coetanei Pio Esposito, Kouda, Bertola, Giorgeschi e Benvenuto".
E mister D’Angelo?
"Il nostro allenatore è veramente bravo, ci ha trasmesso una mentalità combattiva. Gli devo molto perché è un tecnico che mi trasmette tranquillità e sicurezza in me stesso".
Non è facile collocarla tatticamente.
"Mi sento trequartista, un ruolo che nel nostro modulo non è presente, però posso fare tranquillamente la mezzala".
Il giocatore al quale si ispira? "Isco".
Il distacco dalla famiglia?
"Avevo sedici anni quando mi sono trasferito da Ancona alla Spezia. Il primo mese non è stato semplice, ma poi mi sono trovato benissimo sia con i compagni del settore giovanile sia a scuola. Papà Simone e mamma Laura mi seguono sempre al ‘Picco’, anche mia sorella Emma quando può viene. Penso che siano molto orgogliosi di me, era il mio sogno di bambino fare questo mestiere e ora lo sto realizzando".
Ormai è diventato uno spezzino di adozione.
"Sono quattro anni che vivo qui, in effetti mi sento quasi uno spezzino. Spezia è una città di mare bellissima, molto simile alla mia Ancona, mi sono subito sentito a mio agio. Non so ancora parlare il dialetto, ma lo comprendo. E poi sono innamorato del pesto. È una città molto calorosa, l’affetto della gente si sente tutti i giorni e fa ovviamente molto piacere".
Si è diplomato?
"Sì, nella vecchia ragioneria. Mi piacerebbe portare avanti il percorso di studi all’Università".
Lei ha un contratto con lo Spezia fino al 2028, che significato riveste la maglia bianca per lei?
"Senza dubbio molto importante, la passione dei tifosi ci fa comprendere l’importanza di indossarla. Gli spezzini Vignali e Cassata ce lo spiegano quotidianamente con aneddoti e storie della tifoseria".
Trentaquattro punti in graduatoria, non potete più nascondere le ambizioni di grandezza.
"La classifica parla ormai abbastanza chiaro. Noi, però, lavoriamo ogni volta per la sfida successiva, la classifica ha senso guardarla da marzo in poi".
Amareggiato per il mancato successo nel derby?
"Ci ha lasciato un po’ di amaro in bocca perché avremmo meritato qualcosa in più del pareggio, sono due punti persi".
Catanzaro e Mantova, con quali prospettive chiuderete il girone di andata?
"Pensiamo alla trasferta molto dura in Calabria. I nostri avversari vengono da due vittorie consecutive, dopo penseremo al Mantova".
Le manca il primo gol in campionato?
"Ci sto provando spesso, come nel match contro il Cittadella. Quando segnerò la mia prima rete la dedicherò ai miei genitori, devo tutto a loro".