– LA SPEZIA –
Cronaca

Vivere con un pitone in casa: un amico speciale, si chiama Dagoberto

La Spezia: Giordano Lombardo e il suo ‘bestiario’

Il ballerino 36enne Giordano Lombardo e il suo amato Dagoberto

La  Spezia, 30 gennaio 2019 - Un barbagianni, due cocorite, tre pappagalli, tre bengalini, un diamante di Gould, un laghetto con pesci vari e tre tartarughe d’acqua, un ratto, pesci rossi e un combattente, sei cani, un gatto e… un serpente. Per il mondo animale, Giordano Lombardo, ballerino 36enne di Biassa, ha una vocazione a 360 gradi. La sua casa è originale, grande e ospita una serie infinita di specie curate con grande affetto, pulizia e attenzione. Varcando la porta si nota subito quanto i suoi interessi possano spaziare da un campo all’altro, dalla musica al collezionismo fino al design. Ma a rapire l’attenzione, una volta saliti i gradini che portano alla bella e calda mansarda, è Dagorberto: un giovane pitone reale di due anni, lungo all’incirca un metro, regolarmente registrato.

Lombardo, come è nata la passione per i serpenti?

«Ne sono stato attratto fin da bambino, ma subito ho preferito non acquistarne perché per nutrirli avrei dovuto servirgli dei topi e non mangiando carne l’idea di dover dare in pasto i roditori mi faceva davvero stringere il cuore. Un sentimento che in realtà provo tutt’ora, tant’è che quando li metto dentro alla teca per darli a Dagoberto esco dalla stanza. Il primo rettile che ho portato a casa all’età di quattordici anni è stato quindi un’iguana: un’animale che all’epoca non aveva praticamente nessuno».

Poi si è deciso ad acquistare il primo serpente…

«La prima specie me l’ha consigliata l’allevatore Francesco Conte: è la mia bibbia. Ogni volta che ho bisogno di un consiglio mi rivolgo a lui perché è un vero professionista. Il primo serpente verso il quale mi ha indirizzato è stato una biscia coloratissima della specie Elaphe. Ne avevo un esemplare rosso e bianco, poi sono passato a due. E alla fine la coppia si è riprodotta e sono arrivato ad averne anche cinque».

È stato difficile seguire il serpente durante la gestazione?

«In realtà no, fanno tutto da soli. Quando ho visto le uova le ho solo prese e date al mio allevatore di fiducia, Francesco. È stato lui a incubarle e a prendersene cura fino a quando non si sono schiuse. La prima volta ne sono nati undici, la seconda dieci».

Aneddoti particolari?

«Una volta ho messo dentro la teca di Dagoberto un ratto invece di un topolino bianco (ero rimasto senza) e, quando alla sera sono rientrato a casa, ho ritrovato il roditore terrorizzato e immobile in un angolo. Probabilmente era troppo grande e il mio pitone reale non è riuscito a mangiarlo. A quel punto ho deciso di tenerlo con me ed è diventato membro a tutti gli effetti della mia grande famiglia animale».

Come vive il rapporto col suo pitone?

«Nelle sere d’estate io e lui ci mettiamo in veranda. È un animale notturno e apprezza i luoghi caldi. Nelle stagioni estive il pavimento esterno si riscalda, lui lo apprezza. Dagoberto mi riconosce, mentre alla vista di altre persone si raggomitola come una pallina. Poi, a differenza di altri serpenti, il pitone reale si muove molto lentamente (gli Elaphe invece sguisciano molto di più) e quindi, anche se mi distraggo un attimo, difficilmente rischio di perderlo di vista. Quando lo tengo in braccio provo una sensazione di rilassatezza: al contrario di come può sembrare è asciuttissimo al tatto, non è per niente viscido. Sentire i suoi muscoli che si muovono su di me mi dà un senso di pace. In passato l’ho portato anche al mare di Tramonti e avanti e indietro da Firenze, ai tempi dell’università. Adesso invece non lo porto più fuori casa anche se sono consapevole che, quando lo tengo in braccio, lui rimane immobile. Non scappa. Quando si sposta per casa, invece, cerca posti caldi. Per esempio, il cesto della biancheria».

Giulia Tonelli