CHIARA TENCA
Cronaca

"Più programmi di qualità e residenze per chi crea. Le carte in tavola ci sono"

Il museo è stato la location di una gettonatissima presentazione del suo recente libro ’Spazi Liminali’, organizzata insieme...

Il museo è stato la location di una gettonatissima presentazione del suo recente libro ’Spazi Liminali’, organizzata insieme all’associazione Amici del Camec. Mattia Lapperier, insegnante, studioso e critico d’arte, racconta la sua esperienza e la sua visione guardando al Centro d’arte moderna e contemporanea della Spezia, dove dopodomani sarà presentato il libro ’Pensieri d’artista’, realizzato dalla redazione de La Nazione, con mostra correlata.

Com’è andato il suo esordio nel museo rinnovato?

"Ben oltre le aspettative, soprattutto per la partecipazione: non mi sarei mai aspettato una risposta così calorosa da parte della città. Abbiamo organizzato questo talk nel bookshop pensandolo come una chiacchierata, ma è stato qualcosa di più, con un’affluenza considerevole. Anche grazie al ruolo dell’associazione, il Camec sta diventando luogo di scambio e mi piacerebbe lo fosse anche per tutto il Centro-Nord. Le carte in tavola per esserlo ci sono".

Come continuare?

"Nella precedente gestione, il museo è partito col botto, poi si è adagiato: c’erano iniziative belle, ma non promosse nella maniera giusta, basti pensare che il Centro ha una pagina Instagram solo da quest’estate, a dimostrazione di quanto fosse obsoleta la comunicazione. Detto ciò, anche gli altri eventi del nuovo corso sono stati gettonati e spero che questo inauguri un nuovo trend. C’è volontà di incontrare gli artisti, conoscerli, come ha dimostrato lo spazio indipendente Tubocubo, che con le sue proposte partecipate ha colmato un vuoto".

Lei cosa farebbe?

"In generale, mi piacerebbe portare avanti delle residenze d’artista, che funzionano altrove, ma alla Spezia inspiegabilmente non ci sono. Per il Camec, punterei su un programma di qualità – cosa che probabilmente stanno già facendo – , strutturandolo in linea con la mission del museo, che guardi al locale e lo proietti in un contesto nazionale valorizzando le collezioni di prim’ordine che hanno. Inoltre, punterei su artisti locali noti ed emergenti, ma allo stesso tempo intavolerei contatti con realtà nazionali e internazionali per realizzare mostre di una certa caratura, anche accattivanti e incrementerei la comunicazione".

Punta molto su quest’ultimo aspetto.

"Insegno al liceo artistico e mi sono reso conto che molti dei miei alunni non conoscono il Camec. Fare mostre buone e credibili non è sufficiente se dopo l’inaugurazione non le visita nessuno. Serve una comunicazione efficace che intercetti i giovani".

Visto che si è occupato degli spazi d’artista, come li vede in città?

"Gli studi d’artista possono diventare luoghi di scambio e incontro non per forza tra addetti ai lavori, che diventano comunque fondamentali per comprendere il percorso di un artista, come ho avuto modo di approfondire nel mio libro".