Donne e sport, quanto è lunga la strada verso la parità di genere e soprattutto a che punto siamo arrivati in questo percorso? A raccontare la propria esperienza, in un convegno organizzato dal Soroptimist club della Spezia, sono state tre campionesse italiane, gioielli del canottaggio spezzino: Alessandra Bonamini, Alessandra Borio ed Erica Spinello, tutte sportive del club spezzino canottieri Velocior. Alessandra Bonomini e Alessandra Borio sono amiche da una vita. Il canottaggio le ha fatte incontrare. La prima è stata una campionessa italiana di canottaggio negli anni ‘80 che ha partecipato ad alcune gare nella rappresentativa italiana. La seconda è stata finalista alle Olimpiadi di Los Angeles 1984, due volte medaglia d’oro ai campionati europei, medaglia di bronzo ai campionati del mondo e 9 volte campionessa italiana. Lo sport è rimasto nella loro vita, attaccato come una seconda pelle. Entrambe sono insegnanti di scienze motorie e proprio parlando del binomio sport e giovani, oggi, spesso, così dipendenti dal mondo dei social, Alessandra Bonamini sottolinea: "Non voglio demonizzare i social, ma oggi tutti, sia nello sport, che nella vita hanno paura di non essere abbastanza, perché hanno degli stereotipi talmente alti che sono difficili da eguagliare. Vivono con il telefono in mano. A scuola, io ho in maggioranza ragazze, lotto per far fare un po’ di attività fisica. Si vergognano, non credono abbastanza in loro stesse, anche per svolgere una disciplina sportiva. La lotta che oggi faccio, soprattutto con le ragazze, è convincerle a sfidare loro stesse in qualche cosa. Di non farlo per gli altri, ma per se stesse".
A vedere il fisico scolpito delle tre atlete non si direbbe, eppure il canottaggio non è sempre stato visto come uno sport ’per donne’. Alcuni club blasonati hanno resistito fino a pochi decenni fa nel loro divieto di accesso alle sportive. "A livello olimpionico – spiega Alessandra Borio – lo sport femminile, in generale, è entrato solo nel 1928. In Italia, il canottaggio per le donne è entrato più o meno negli anni 70, ma era comunque considerato uno sport prevalentemente maschile, perché faticoso, ma qual è lo sport che se fatto a livello agonistico non è faticoso? Che non ti richieda il massimo di performance?". Per Erica Spinello, olimpiadi di Atlanta nel 1996, il talento per il canottaggio è una questione di famiglia. Suo papà ha partecipato alle olimpiadi di Montreal nel 1976, proprio l’anno della sua nascita. Mamma di una bimba, militare della guardia di finanza, 17 titoli italiani conquistati, 8 campionati del mondo, Erica è la donna dei primati: prima donna italiana ad accedere ad una finale mondiale nel singolo femminile senior e anche la prima ad essere arruolata nel Gruppo Sportivo delle Fiamme Gialle - Sezione canoa e canottaggio.
Della sua esperienza e della lunga marcia verso la parità racconta: "Sono stati tutti gradini. Man mano che sono passati gli anni ci si è fatta strada. Abbiamo dovuto metterci sempre un pochino di tenacia in più per arrivare". E sul conciliare sport, famiglia e figli rivela: "Per una donna sicuramente è più complessa. I nove mesi di gravidanza danno uno stop alla preparazione, la ripresa non è facile dopo essere stati tanti mesi fermi e poi non è semplice conciliare la gestione di un bambino con degli allenamenti che sono, come in qualsiasi sport, faticosi. L’aiuto familiare è importante, ma anche la tenacia che appartiene a noi donne e la voglia di progredire sempre".