Franco Antola
Cronaca

Poco personale, Agenzia delle entrate in tilt

La maggior parte degli addetti lavora ‘da remoto’, lunghe attese in piazza Europa e al Kennedy. "Situazione critica già prima del virus"

Un fortino assediato. Dentro, gli impiegati (pochissimi, considerato che gran parte del personale lavora in smart working e comunque rispetto a un organico del tutto insufficiente in rapporto alla dimensione dell’utenza); fuori le code che si ingrossano di giorno in giorno, con decine di cittadini-utenti a caccia del "lasciapassare" per conquistare l’agognato sportello. E’ una situazione che, davanti agli uffici dell’Agenzia delle Entrate di piazza Europa e di piazza Kennedy si va ormai cronicizzando.

E si capisce perché: già prima della pandemia il personale era piuttosto risicato, falcidiato dai pensionamenti più o meno anticipati, tanto è vero che il sindacato aveva aperto una vertenza organici con la direzione dell’Ente. Con l’arrivo dell’emergenza coronavirus la situazione è precipitata. Dei 180 addetti, di cui 140 in piazza Europa e 40 in piazza Kennedy, la quasi totalità lavora da remoto, tranne chi è distaccato, a turno, ai cosiddetti servizi indifferibili, quelli del front office (ventidue nelle due sedi).

E in ogni caso dell’organico complessivo, la metà è impegnata sul fronte dell’accertamento. Facile capire quanto risicata sia la task force che deve occuparsi degli utenti "fisici", quelli in coda. La situazione si è enormemente aggravata con la ripartenza, a ranghi ridotti, dopo il lockdown. Ingressi contingentati, rispetto del distanziamento e di tutte le misure di protezione individuale. In più l’accavallarsi delle scadenze, a cominciare dalle dichiarazioni dei redditi, oltre a una cospicua quota di "arretrato".

Una situazione già da tempo all’attenzione delle rappresentanze sindacali che hanno annunciato, a breve, la richiesta di un tavolo con il prefetto dove studiare misure-tampone. "Il fatto è – spiega Stefano Lo Russo, responsabile per l’Agenzia delle Entrate della Funzione pubblica Cisl (è anche coordinatore provinciale e regionale per il settore) – che ai vecchi problemi si è aggiunta l’emergenza covid 19, e si è così determinato un mix micidiale. Capiamo benissimo le esigenze dell’utenza, ma ci sono da rispettare dei precisi protocolli che non consentono alternative e che sono stati introdotti nell’interesse dei cittadini e del personale dipendente". Le carenze di organico hanno però radici lontane, come ricorda Lo Russo.

Il sindacato se ne era fatto carico, anche in previsione del fatto che un’altra trentina di dipendenti se ne andrà entro la fine dell’anno, e l’inserimento di qualche giovane per il supporto temporaneo non risolverà certo il problema. A Spezia poi si registra la situazione più critica di tutta la regione per via dell’età media del personale: 55 anni. Questo significa più pensionamenti, ma anche più assenze per malattie legate all’età, oltre che per esigenze di famiglia. Un’emergenza nell’emergenza.