La Spezia, 28 novembre 2024 – Dieci presunti responsabili per il crollo del ponte della darsena di Pagliari. A più di tre anni dall’episodio, la Procura della Spezia ha deciso di esercitare l’azione penale nei confronti di alcuni tra progettisti, funzionari dell’Autorità di sistema portuale e amministratori delle società che hanno realizzato i lavori. Nei giorni scorsi, il decreto con cui il giudice Tiziana Lottini ha accolto la richiesta del procuratore capo Antonio Patrono e del pm Claudia Merlino, fissando l’udienza preliminare al prossimo 25 marzo. Per tutti, l’accusa mossa dalla Procura spezzina è di crollo colposo.
Nel mirino sono finiti Pierangelo Pistoletti e Luca Romano, due dei progettisti degli impianti e delle strutture del ponte mobile, che secondo la procura avrebbero previsto nel progetto l’adozione di bulloni sottodimensionati rispetto a quelli che sarebbero stati necessari. Ai due viene contestato anche il non aver fornito il piano di manutenzione dell’opera a corredo del progetto esecutivo. Sotto accusa anche Franco Pomo, all’epoca dei fatti dirigente dell’allora Autorità portuale che in qualità di responsabile unico del procedimento in fase progettuale e costruttiva avrebbe omesso la validazione formale del progetto, mentre in qualità di responsabile del procedimento nella fase di manutenzione (fino al 26 dicembre 2017) non avrebbe rilevato la mancanza del piano di manutenzione strutturale, e non avrebbe proceduto alla manutenzione straordinaria del ponte, che in base alla convenzione tra l’Autorità portuale e il Consorzio nautico sarebbe stata di competenza dell’ente portuale.
Chiesto il giudizio anche per un altro funzionario dell’ente di via del Molo, Fabrizio Simonelli, all’epoca direttore dei lavori in fase di esecuzione: al professionista la procura contesta anche alcune omissioni, come quella relativa alle verifiche di serraggio su un campione di bulloni. Nel mirino della Procura anche le aziende che hanno realizzato i lavori. Chiesto il rinvio a giudizio anche nei confronti di Walter Malvolti e Mario Gerini, rispettivamente amministratore unico della Carlo Agnese (azienda mandante dell’Ati), e direttore tecnico e amministratore delegato di Set, società mandataria della stessa Ati. Ai due imprenditori viene contestata l’assenza di disposizioni relative all’installazione delle rosette sui 32 bulloni di fissaggio delle cerniere di testa del ponte, nonchè l’utilizzo sulle cerniere di testa di viti diverse da quelle previste nel progetto. Sotto accusa finiscono anche anche Marco Sciolla e Angela Barbaria, amministratori unici tra il 2005 e il 2011 della Siman, società esecutrice in subappalto dei lavori strutturali, per i quali la procura ipotizza l’omissione nell’installazione di rosette sui 32 bulloni di fissaggio delle cerniere di testa, l’utilizzo sulle cerniere di testa di viti diverse da quelle previste nel progetto.
Chiesto il processo anche per Luigi Calvanese, professionista incaricato del collaudo statico del ponte, e per Federica Maggiani, all’epoca dei fatti presidente del Consorzio nautico della Spezia, concessionaria del ponte, che secondo i magistrati avrebbe omesso di disporre le attività di controllo e di ispezione previste dalle circolari ministeriali. In archivio invece le posizioni tutti i presidenti e i segretari dell’Ap inzialmente indagati, come Cirillo Orlandi, Lorenzo Forcieri, Carla Roncallo, Mario Sommariva, Marco Ceglie, Davide Santini e Francesco Di Sarcina, così come quella dell’imprenditore Pier Francesco Agnese.