
Il progetto. In basso gli ingegneri Sandro Cappelli e Giuseppe Sciacca
Porto Venere, 10 agosto 2017 – A RIDOSSO delle anticipazioni sul master plan dell’architetto Kipar destinato a delineare il futuro assetto dell’isola Palmaria, fervono idee e propositi attorno al dilemma di fondo: cosa fare per valorizzare, al fine della fruibilità, il patrimonio ambientale paesistico preservandolo dal rischio di interventi invasivi. Destinata a far discutere appare un’idea architettonico ingegneristica indubbiamente dirompente, funzionale a traguardare l’obiettivo del collegamento tra Porto Venere e l’isola. L’idea di un ponte “Tibetano”, con parti trasparenti, da realizzare nel punto più carico di storia e fascino paesaggistico: sopra le cosiddette “bocche”, sopra cioè al tratto di mare che separa il promontorio di san Pietro dalla Palmaria. «Un ponte temporaneo da montare e fruire solo nella bella stagione; diventerebbe un’attrazione mondiale, con ricadute importanti per la comunità. I flussi andrebbero regolamentati ma magari avere questi problemi...», così mettono le mani avanti i proponenti, due ingegneri spezzini di lungo corso, Giuseppe Sciacca, progettista dei ponti tibetani realizzati nel 2013 tra Manarola e Corniglia, e Sandro Cappelli, che accettano l’intervista, con risposte alternate e un comune pensiero.
Un pugno nello stomaco...
«No, no assolutamente. L’idea è quella di una struttura a minimo impatto ambientale, leggera ed esteticamente pregevole senza alcun intervento strutturale sul lato di Porto Venere, sotto la chiesetta millenaria. L’ancoraggio del ponte è previsto su apposite fondazioni a scomparsa da realizzare sull’isola Palmaria, da lì si alzerebbero le strutture connesse al sistema di profilati e cavi di acciaio per reggere l’opera sospesa».
Insomma, un ponte a sbalzo?
«In pratica sì, con struttura pedonale in parte trasparente, larga un metro e 80, dalla quale osservare il mare sottostante».
Ma interferirebbe con le mura millenarie?
«No, la struttura correrebbe sopra di esse, all’altezza del pianoro sottostante la scalinata di accesso alla chiesetta»
In tempi di red carpet tagliato sotto di essa pare arduo che il soprintendente avalli il ponte Tibetano.
«I soprintendenti girano il mondo e sanno che l’accostamento, comunque in questo caso temporaneo, tra strutture antiche e moderne fa parte delle nuove frontiere dell’arte. Vedi piramide Louvre».
Sgarbi, contrario agli archetti di Buren, approverebbe?
«Pensiamo di sì: è una persona intelligente, moderna».
Smontare, rimontare, smontare… non è che poi alla fine la struttura possa diventare permanente?
«No, va ovviamente regolamentata, con tutte le garanzie del caso».
Perché proporla proprio ora?
«Perché di fronte al percorso in itinere è un’idea forte, sulla quale confrontarsi. E poi – sorridono – perché non vorremmo che qualcuno ci rubasse la stessa. Meglio che si sappia che il guizzo di fantasia è nostro».
Costi?
«Sostenibili all’interno di una logica di ritorno economico, con pagamento del biglietto».
Avete fatto dei calcoli precisi?
«Li stiamo facendo».
Altre mosse?
«Abbiamo fatto fare un sopralluogo ad un’impresa specializzata in queste realizzazioni».
Risultato?
«Conferma della fattibilità tecnica».
Chi dovrebbe finanziarla?
«Beh dichiamo che può essere un’operazione nell’ambito del piano di valorizzazione dell’isola, per compulsare lo stesso con un’opera di grande richiamo turistico e ambientalmente sostenibile. Potrebbe finanziarlo il Comune, magari con sponsor. Ci vengono in mente la FondazioneCarispezia, la Msc o le compagnie di navigazione, i consorzi dei battellieri, Costa Group con Eataly etc , oppure un’ impresa di costruzioni con un project financing».
Spiegatelo agli ambientalisti..
«Premesso ormai che tutti o quasi siamo ambientalisti, rilevo che con i professionisti del no, anche con tutta la buona volontà al confronto, non ci sarebbe nulla da fare; se davanti avessimo una persona colta e aperta, desiderosa di approfondire, la porteremmo a vedere un ponte simile realizzato a Vagli, che si sta rilevando un grande volano turistico».
Corrado Ricci