Il 17 giugno, intanto, segniamolo sul calendario. Quel giorno è fissata la sfilata della seconda edizione del ‘La Spezia Pride’. Cinquemila persone lo scorso anno? Questa volta se ne attendono di più. "Siamo rappresentanza di un mondo poliedrico, di una comunità ampia che valorizza le differenze e crede nella molteplicità e nel valore dell’unicità e dell’autodeterminazione, non siamo solo minoranze da includere in senso strumentale e da sfruttare per campagne social o di rainbowpinkgreen... washing". L’invito di Raot – Rete anti omofobia e transfobia – che promuove l’iniziativa, attraverso la voce della presidente Valentina Bianchini, è chiaro. Da quasi 10 anni Raot opera alla Spezia per il riconoscimento dei diritti della comunità Lgbtqia+.
"E proprio per il bisogno di fare ed essere rete e comunità – prosegue – verremo anche quest’anno affiancati da enti e associazioni locali impegnate tutto l’anno nella lotta per i diritti: Arci, Cgil, Non Una Di Meno e Uds – Unione degli Studenti –, unite con un solo obiettivo: la lotta intersezionale". I diritti sono come un giardino: ha bisogno di tutti noi per crescere, e ha bisogno del nostro impegno e della nostra continua attenzione perché non diventi un luogo inospitale. Questo pensano i promotori, che hanno la loro ‘casa’ all’Arci Canaletto. Come lo scorso anno, l’arrivo al 17 giugno sarà un percorso di un mese fatto di eventi e iniziative, che questa volta seguiranno il topic ‘NarrAzione’, per concludersi con una grande novità: dal 15 giugno, in collaborazione con Pin, alla Pinetina, sarà allestito il ’La Spezia Pride Village’, tre giorni dedicati al dialogo sui diritti, sulle differenze, sull’essere comunità e sul riconoscimento dell’alterità, con talk, laboratori, musica, ospiti di livello nazionale e internazionale, feste e divertimento. Il manifesto politico, bussola del movimento, si è quest’anno arricchito di nuovi temi, proposte e rivendicazioni: diritti civili garantiti per tutti, riconoscimento delle famiglie omo e mono genitoriali, matrimonio egualitario e parentalità; tutela delle persone nella loro unicità e contrasto all’omolesbobitransfobia; riconoscimento dell’impianto patriarcale della nostra società e lotta femminista e transfemminista, contrasto della violenza di genere ed educazione al consenso. "Non c’è da sanare una discriminazione, ma di tutto ciò che è discriminazione", spiega Bianchini. E allora anche lavoro e dignità, sicurezza, immigrazione e contrasto allo sfruttamento degli esseri umani, lotta all’abilismo e diritto alla salute, fisica, sessuale e mentale; educazione e scuola e non da ultimo i temi della sostenibilità, della tutela e dell’appartenenza all’ecosistema mondo e dell’antispecismo. "Come gruppo transfemminista – spiega Jessica Ciuffi di Non Una di Meno – crediamo fermamente che le rivendicazioni femministe e quelle Lgbtqia+ siano intrinsecamente legate; ogni giorno cerchiamo di adottare uno sguardo intersezionale, che colga l’intreccio profondo delle nostre identità e la matrice comune delle discriminazioni che subiamo a scuola, sul lavoro, nelle nostre famiglie e relazioni o per la strada e nei servizi pubblici".
Anche Uds rivendica "che nelle scuole sia bandito ogni tipo di discriminazione, che diventino dei luoghi in cui l’espressione di sé non venga repressa ma supportata consentendo a tutti l’autodeterminazione, che siano quindi degli spazi inclusivi, accoglienti e tutelanti di ogni individualità, che non provochino malessere. Magari dove vi siano degli sportelli di ascolto". La Cgil si batte affinché le differenze siano tutelate e affinché a tutelarle siano norme, contratti, leggi. "Non basta dimostrare la propria vicinanza – spiega Marzia Ilari – , è necessario che le questioni etiche, come ad esempio quella relativa alla parità di genere, trovino una precisa traduzione giuridica, l’unica in grado garantire uguale diritti a tutti". Infine Stefania Rovelli, presidente Arci: "Partecipiamo con orgoglio, i diritti devono essere di tutti. Gioia, colore e musica, sì, ma è importante l’impegno politico, per affrontare alle origini le discriminazioni".
Marco Magi