MATTEO MARCELLO
Cronaca

Prigioniero per 585 giorni. Germania condannata a risarcire il figlio di un marinaio deportato

L’uomo era stato preso dopo l’armistizio del 1943 e portato a Mosburg. Liberato nel maggio del ’45 dopo la fine del conflitto, riuscì a tornare in Italia. Ora per l’erede la possibilità di accedere al fondo istituito dal governo Draghi. .

A destra, Wolfgang Hasibeter. , presidente della Fondazione Leuschner di Bayreuth, alla fiaccolata del 24 sera. A sinistra, l’incrociatore Fiume nell’Arsenale della Spezia

A destra, Wolfgang Hasibeter. , presidente della Fondazione Leuschner di Bayreuth, alla fiaccolata del 24 sera. A sinistra, l’incrociatore Fiume nell’Arsenale della Spezia

Era stato catturato dai tedeschi mentre si trovava su una nave della Marina di stanza alla Spezia. Deportato dalle forze militari tedesche, fu internato dapprima nel campo di concentramento di Mosburg Stalag VII, quindi nel campo di lavoro Mallak Comando 3615, ridotto in schiavitù e costretto ai lavori forzati fino alla liberazione avvenuta il 1° maggio 1945. Per quei fatti, la Repubblica Federale di Germania, quale successore del Terzo Reich, pochi giorni fa è stata condannata a pagare un risarcimento di 175.500 euro a favore del figlio di quel marinaio, tornato sano e salvo in Italia e deceduto poi negli anni Sessanta. La sentenza è del Tribunale civile di Genova, che si è pronunciato sull’istanza presentata dal figlio del militare, a seguito della riassunzione del ricorso dopo che il tribunale della Spezia aveva dichiarato la propria non competenza per territorio. Secondo quanto ricostruito nella sentenza resa dal giudice civile Pasquale Grasso, la vicenda affonda le sue radici nel settembre del 1943, subito dopo l’armistizio di Cassibile. Una firma che ebbe un impatto significativo sull’allora Regia Marina italiana, con tutte le navi in condizione di navigare che furono costrette a lasciare i porti per raggiungere altri scali e mettersi al servizio degli Alleati. Il militare, catturato il 22 settembre di quell’anno dalle forze armate tedesche, fu deportato in Germania. Per l’uomo, 585 giorni di prigionia, nel campo di concentramento di Mosburg Stalag VII e successivamente nel campo di lavoro Mallak Comando 3615. Liberato nel maggio 1945, il militare italiano fece ritorno sano e salvo in Italia. Per quell’episodio, il figlio due anni fa decise di agire in sede civile per chiedere la condanna al risarcimento della Repubblica federale tedesca. Circostanza che si è concretizzata pochi giorni fa.

Il giudice, certificata la "prova della deportazione, certamente annoverabile tra i crimini di guerra lesivi dei diritti inviolabili della persona – si legge nella sentenza – nonché della durata e condizioni disumane della prigionia, della sottoposizione a obbligo lavorativo in assenza delle tutele riconosciute dalla Convenzione di Ginevra, a lavori usuranti, con denutrizione e condizioni igieniche non adeguate", ha evidenziato che "le condizioni di prigionia praticate parte delle forze armate tedesche risultano essere un fatto storicamente accertato". Quindi, ha dichiarato "la responsabilità delle forze armate tedesche del Terzo Reich per il crimine di guerra" perpetrato nei confronti del marinaio, condannando la Repubblica Federale di Germania al risarcimento in favore del figlio del danno iure hereditatis, pari a 175.500 euro. Nel calcolare la somma, il giudice ha preso spunto dalle norme in tema di ingiusta detenzione (che fissano la somma giornaliera a 235,82 euro), aumentando la somma giornaliera a 300 euro "tenuto conto delle modalità della cattura e del rigore e della durata della prigionia". La repubblica tedesca è stata inoltre condannata a rifondere allo Stato italiano le spese di lite sostenute. La sentenza, una volta passata in giudicato, varrà come titolo per l’accesso al Fondo per il Ristoro dei danni subiti dalle Vittime dei Crimini di Guerra e contro l’Umanità dalle Forze del terzo Reich istituito nel 2022 dal governo Draghi per assicurare continuità all’accordo di Bonn tra l’Italia e la Germania nel 1961.

Matteo Marcello