MARCO MAGI
Cronaca

Quando la creatività è immortale. Dado Moroni fa rivivere Bill Evans

Al Festival del Jazz un omaggio, con Gomez e La Barbera, al musicista statunitense scomparso 44 anni fa

Quando la creatività è immortale. Dado Moroni fa rivivere Bill Evans

Dado Moroni è riuscito a riportare sul palco a distanza di 55 anni. Eddie Gomez

Bill Evans, scomparso 44 anni fa, continua a vivere con la sua musica sia per chi suona jazz, sia per chi lo ascolta. Anche stasera, alle 21.30 in piazza Europa, al Festival internazionale del Jazz della Spezia, grazie a Dado Moroni, Eddie Gomez e Joe La Barbera, che porteranno sul palco lo spettacolo “Kind of Bill’ - Omaggio a Bill Evans“.

La kermesse jazzistica spezzina è la più longeva del settore: inaugurò nel 1969 e in quell’anno, Bill Evans, fu protagonista (allora era a Lerici) con Marty Morell e proprio Eddie Gomez. Qualcuno che c’era allora, 55 anni dopo, potrebbe assistere anche adesso.

Che sensazione è per lei?

"Bellissima. Innanzitutto, poi, partecipare a questo festival è sempre stato un punto di riferimento per tutti gli altri in Italia. Il fatto di suonare lì con Eddie e Joe è stupendo, sono musicisti che amo e con cui c’è un rispetto reciproco, comunque non ho mai lontanamente pensato di paragonarmi a Bill Evans".

Come è andata quel giorno in cui ha chiesto a Gomez e La Barbera di far ritornare il mitico Evans sul palco?

"Ero nell’ufficio di Zenart, stavamo ragionando su un nuovo progetto da produrre in estate, considerando il fatto che avevo recentemente suonato e inciso un disco con Eddie Gomez e conoscevo Joe La Barbera da tanti anni. Ho pensato che potesse essere bello fare un omaggio all’eredità di Evans, non tanto a Evans stesso, visti i migliaia già dedicati. L’idea era quella di celebrare i musicisti che hanno permesso a Evans di sviluppare il suo linguaggio e la sua creatività. Joe La Barbera ed Eddie Gomez sono stati scelti da Evans per questo. Io stesso me ne sono reso conto suonando insieme con loro: ho visto delle porte aprirsi che forse normalmente non avrei mai né visto, né aperto. Quindi, se è successo a me, sicuramente sarà capitato anche a Bill".

Oltre alle composizioni di Evans, alcune vostre originali. Ce le può ‘raccontare’?

"Continuano a variare di sera in sera. A volte suoniamo due pezzi di Bill e alcuni nostri originali e viceversa. Prendiamo molto seriamente questa lezione di Bill. Evans era riuscito ad avere questa caratteristica incredibile, che è comune a pochissimi: il fatto di prendere un brano già suonato da altri e riscriverlo rendendolo proprio, riconoscibile. Esiste un modo di suonare pre Bill Evans e post Bill Evans. I brani originali hanno svariati sapori. A volte più vicini a Bill, a volte più distanti, ma che celebrano sempre la sua creatività. Penso che Bill fosse molto curioso e amasse ascoltare gli artisti che avevano uno stile diverso dal suo. Spero che sia contento di sapere che ci sono alcuni musicisti che stanno cercando di portare avanti alcuni colori e sapori della sua musica, donando serenità".

È riuscito ad ascoltare Bill Evans quando era in vita?

"Purtroppo no, perché l’unica volta che avrei potuto farlo, suonava a Casale Monferrato e in viaggio con mio papà (era il 1980 e Dado era un ragazzino, ndr), una volta valicato il Passo del Turchino, la polizia ci consigliò di tornare indietro per le avverse condizioni meteo. Abbiamo pensato che Bill l’avremmo ascoltato in un altro frangente, perché veniva molto spesso in Italia, invece purtroppo quell’anno scomparve. Devo dire, però, che con tutti i dischi e le testimonianze vocali di coloro che hanno suonato con lui, mi sembra quasi di averlo conosciuto e di averlo sentito. E che il suo spirito sia sempre lì, in giro e intorno a noi".