REDAZIONE LA SPEZIA

"Quelle trasferte... sono state memorabili Che grinta lo Spezia. Chabot, uno da Picco"

Frione, capo ultras della curva Ferrovia per 25 anni: "Era tutto un altro calcio. All’epoca non c’era neppure la scorta che portava allo stadio"

Il periodo positivo dello Spezia, reduce dai successi contro Napoli e Samp, ha riacceso l’entusiasmo e la fiducia per una squadra che sta davvero disputando un campionato sopra le righe. La prima vittoria della storia al Picco in serie A ha suggellato un momento in cui l’unico rammarico resta il non poter vedere causa covid i tifosi allo stadio a sostenere i ragazzi di Italiano. A proposito di tifosi questa settimana abbiamo invitato a colazione Marco Frione, storico capo ultras della curva ferrovia per 25 anni.

Come è nato questo tuo pazzo amore per lo Spezia?

"Nasce da ragazzino, ma diventa davvero viscerale dagli anni ’80, dagli anni delle prime trasferte organizzate al seguito delle aquile. Eravamo in serie C e ricorderò sempre una trasferta a Macerata. Avevamo prenotato un pullman da 50 posti e si presentarono in 11, abbiamo dovuto metterci più di 100mila lire a testa per coprire le spese. Era tutto un altro calcio, ora fare l’ultras è impossibile. All’epoca non c’era neppure la scorta che portava allo stadio".

Come era nata la tua investitura a capo ultras?

"Semplicemente perché avevo la voce più forte degli altri e un po’ di carisma a tenere unito il gruppo, all’inizio eravamo in dieci ed è stato facile individuare me. Con gli anni poi ci siamo organizzati e non potrò mai dimenticare le nostre coerografie al Picco, così come esodi in trasferta indimenticabili".

Qual è stata la trasferta più difficile?

"Da ultras ricordo un 30 dicembre ad Arezzo. Era l’inizio degli anni ’90 e i tifosi di casa ci aspettarono e ci attaccarono. Noi eravamo in 20, loro molti di più. Le abbiamo prese e le abbiamo date, poi ognuno tornò a casa. Non se ne accorse nessuno e l’episodio restò solo nei nostri ricordi di ultras. Diciamo ordinaria amministrazione".

Qual è la partita della storia recente dello Spezia che è rimasta la più significativa nell’anima del tifoso aquilotto?

"In primis in assoluto quel Spezia-Genoa 2-0 del 2006. Fu una conquista per tutto quello che si verificò prima. Non volevano farci giocare nel nostro stadio, abbiamo bloccato i binari per ore e poi organizzammo quella marcia notturna con più di mille persone. Siamo stati ripagati sul campo da una grande prestazione in un derby memorabile, non me la dimenticherò mai. Come seconda ti dico il pareggio di Padova che ci ha regalato la matematica promozione in B dopo più di 50 anni di sofferenza".

Quali sono i tre giocatori della storia dello Spezia che hanno lasciato un ricordo indelebile nel cuore degli ultras?

"Il primo è Beppe Vecchio, ha vestito la maglia bianca a metà degli anni novanta e magari non sarà ricordato per la vittoria di qualcosa di importante ma sarà sempre il giocatore che il tifoso ricorda per impegno e passione. Gli anni dopo è venuto spesso con noi come tifoso in trasferta, partiva da casa sua a Varazze per tifare Spezia. Un altro è Luca Coti, uno che correva sempre e non mollava mai e ci ha regalato belle emozioni con lo Spezia di Mandorlini. E poi come non dire Paolo Ponzo che purtroppo non è più con noi. Ha incarnato il vero spirito degli ultras".

E l’allenatore?

"Di allenatori bravi ne abbiamo avuti tanti, ma mi piace ricordare Adriano Cadregari che veniva spesso a mangiare con noi e condivideva spesso l’ambiente ultras. Il migliore in assoluto come capacità è Vincenzo Italiano, quello che ha fatto resterà nella storia per sempre e anche lui ci è sempre stato molto vicino con grande rispetto e affetto".

Cosa ti piace di più dello Spezia di quest’anno?

"La lealtà del gruppo e il sacrificio che si vede in campo. Si vede lo spirito di una squadra che gioca gli uni per gli altri. Dalla tv nella sfida con la Samp si è notata la gioia smisurata di Farias subito dopo il rigore di Nzola, ha esultato come se avesse segnato lui".

A proposito di Sampdoria, esiste ancora il gemellaggio con i blucerchiati?

"C’era un bellissimo rapporto in passato con i fondatori del gruppo Ultras Tito Cucchiaroni. Eravamo anche partiti in 9 da Spezia per seguire la Samp di Vialli e Mancini a Zurigo in Coppa delle Coppe, ma non è mai stato un vero gemellaggio. Ad oggi l’unica amicizia che abbiamo come tifoseria è con il Bari".

Dei nuovi acquisti di quest’anno per la serie A chi sarebbe stato un giocatore che avrebbe fatto subito breccia nel cuore degli ultras meritandosi un nuovo coro?

"Sicuramente Chabot, in campo è un leone, uno da Spezia. Insieme a lui ovviamente Nzola, che rispetto allo scorso anno è diventato davvero un grande trascinatore".

Gianluca Tinfena