Rabbia e commozione. Gli striscioni preparati e portati da tantittimi giovani per denunciare che "come sempre non ce l’aspettavamo", i cartelloni per dire ancora una volta "stop" alla barbarie, il rumore dei cori che risuonano sull’Aurelia e gridano al mondo "basta". A centinaia – c’è chi ipotizza almeno 800 – si sono trovati ieri a Riccò per ricordare Saida Mammouda, la donna uccisa a coltellate lunedì dal marito Hichem Ben Fattoum, poi suicida. Il collettivo di “Non una di meno“ aveva annunciato una "manifestazione rumorosa", e così è stato, con i cori che si sono alternati alle voci spezzate di giovani e donne che hanno voluto testimoniare il proprio affetto per Saida. Un corteo che, partito dalla scuola, ha attraversato il paese per poi raggiungere il condominio di via Repubblica, dove lunedì si è consumata la tragedia. tanti gli interventi "Vogliamo che coloro che sono morte per la violenza patriarcale smettano di essere numeri. Non ne possiamo più di sentire donne morte perchè sono state lasciate sole dopo aver denunciato. Questo femminicidio poteva essere evitato" E poi, ancora: "Vogliamo che si investa nell’educazione affettiva a partire dai bambini, vogliamo che le nuove generazioni crescano educate al consenso". La manifestazione ha visto la partecipazione dei figli e dei fratelli di Saida; presente anche il sindaco. L’appuntamento era stato preceduto, in mattinata, dalle parole del Garante per l’infanzia e l’adolescenza della Regione Liguria Guia Tanda, che avevano invitato gli organizzatori ad annullare la manifestazione. Una " iniziativa inopportuna perché rischia di mettere in uno stato di ulteriore disagio i due bambini figli della coppia. Occorre ricostituire intorno a loro un clima il più possibile sereno". Gli organizzatori, dopo aver confermato sui social che il corteo si sarebbe fatto lo stesso, hanno replicato a distanza: "Inoppportuno è il comportamento, le azioni e le parole di persone dichiaratamente competenti di fronte a un femminicidio. Il rischio lo porta il silenzio, l’esempio lo porta l’unione e la solidarietà. Il disagio lo portano le istituzioni nel non proteggere Saida e tutte le donne che denunciano".
Matteo Marcello