REDAZIONE LA SPEZIA

Riparte la cava di portoro. Nelle casse del Comune mezzo milione all’anno

Riassegnata dopo anni di stop la concessione per il sito di Monte Santa Croce. A favore di Palazzo civico anche una somma pari al 7% dei volumi venduti. .

Riparte la cava di portoro. Nelle casse del Comune mezzo milione all’anno

Un canone annuale di oltre 550mila euro, cui andrà aggiunto il 7% sui volumi estratti e commercializzati dalla società. È una concessione dai numeri importanti, quella siglata nei giorni scorsi tra il Comune della Spezia e la società Medicea Stone e riguardante la cava di portoro sul monte Santa Croce. Lo storico sito estrattivo, dopo anni di inattività, è destinato dunque a ripartire, per effetto dell’accordo stipulato nei giorni scorsi al termine dell’iter amministrativo avviato a fine giugno da Palazzo civico per individuare aziende interessate a rilevare la gestione dell’area di 7mila metri quadrati in cui è presente il prezioso marmo. La gara lanciata dal Comune ha visto la partecipazione di due aziende, entrambe della provincia di Massa Carrara: alla fine, a spuntarla è stata la Medicea Stone, capace di presentare un’offerta molto più alta del canone annuo a base d’asta fissato dagli uffici comunali, pari a 60mila euro. Pochi giorni fa, l’ufficio del settore patrimonio – delega, questa, ricoperta dall’assessore Manuela Gagliardi – ha messo nero su bianco il contratto di concessione, che prevede una durata di sei anni – rinnovabile su richiesta del concessionario – e il pagamento di un canone annuo pari a 452.000 euro oltre iva, per un totale di 551.440 annui, "da corrispondersi anche nel caso di inattività della cava e da pagarsi con rate trimestrali anticipate" si legge nella determina comunale.

Non solo: al Comune ogni anno spetterà anche una somma pari al 7% oltre iva, sul volume estratto e commercializzato dalla società concessionaria, che sarà rilevato dagli importi annualmente fatturati dall’impresa. In caso di mancato pagamento dell’intera annualità, il Comune avrà la facoltà di risolvere immediatamente il contratto di concessione. "Il concessionario – si legge nella determina comunale – dovrà redigere un apposito piano di coltivazione di cava, munirsi di tutte i titoli abilitativi per iniziare l’attività e di autorizzazione paesaggistica, per ogni progettazione relativa a interventi in soprasuolo, e attenersi al rispetto di tutte le prescrizioni dettate dalla Regione Liguria". La storica cava sulle alture spezzina tornerà dunque a essere coltivata a due anni dai provvedimenti con cui Regione Liguria e Comune capoluogo avevano revocato rispettivamente l’autorizzazione all’estrazione e la concessione delle aree.

Matteo Marcello