La Spezia, 26 aprile 2018 - Le scarpe da ginnastica con le stringhe slacciate. La maglia da basket che arriva quasi al ginocchio. L’occhiale a specchio di un giallo accecante. Una palla di piercing piantata nel polso destro. Sul braccio una stella verde tatuata, ogni punta dedicata a un amore – «Niente di che, sono le iniziali dei miei genitori e dei miei cani» –. Ai lobi due dischi neri. Simone Corleone – un diploma all’alberghiero e nessun lavoro fisso, «sono in cerca» – è il ragazzo che ieri mattina si è affacciato dalla finestra del suo appartamento, al primo piano di una casetta gialla che dà sull’Aurelia: torso nudo e braccio destro alzato. Ventiquattro anni, le dita che stringono una sigaretta, ora è lì che aspetta l’autobus a due passi dal portone. Fa caldo, è primavera inoltrata, niente di meglio che un po’ di mare. E’ il 25 Aprile, in tutta Italia si celebra la Liberazione, ma per lui non c’è niente da festeggiare: quella di oggi per lui è soltanto una bella giornata di sole, la sua ragazza è a casa dal lavoro, si va a fare una girata. Nel frattempo i carabinieri faranno il loro dovere: sentiranno i testimoni, ricostruiranno i fatti, decideranno se denunciarlo. A lui poco importa. «Mi hanno identificato, vedremo. C’è chi crede in Dio. Io credo in quella roba lì».
Insomma, sei fascista?
«Sì. Sono un convinto fascista. Quello è il mio pensiero, e l’ho espresso. Siamo in un paese libero, no?».
Siamo liberi, ma tu hai fatto il saluto romano di fronte a un gruppo di persone che celebrava il tributo alla Resistenza partigiana.
«Non sono un estremista e non l’ho fatto per provocare. Mica mi sono messo a dare dell’imbecille a chi cantava ‘Bella ciao’».
No, sei sceso con un coltello...
«L’ho fatto quando un tizio dalla piazzetta ha iniziato a urlarmi contro. Mi ha chiamato ‘coglione’, mi ha ordinato di rientrare in casa. In casa mia, non so se rendo...».
Che bisogno c’era di minacciare?
«Non ho minacciato nessuno. Ho preso il coltello e mi sono piazzato di fronte al tipo. Gli ho detto: ‘Ora non fai più il togo, eh...».
Perché ce l’hai con chi il 25 Aprile festeggia la Liberazione?
«Io non ce l’ho con nessuno. Difendo le mie idee. Se loro fossero davvero liberali, darebbero diritto di parola anche a chi la pensa come me».
Ok, ma spiegaci meglio cosa vuoi dire. Ce l’hai coi partigiani?
«Io penso che molti di loro fossero veri e propri criminali. E mi infastidisce che oggi siano definiti eroi».
Hanno contributo a liberare il nostro paese dal giogo di una dittatura.
«Tutti i politici fanno cazzate. Basti pensare a Renzi. Anche Mussolini avrà fatto le sue. Ma ha fatto anche tante cose buone, ha costruito scuole e creato istituzioni dove non c’erano. E, soprattutto, ha dato priorità agli italiani».
Cioè?
«Come cioè? Pensi alle case popolari, sono tutte in mano agli extracomunitari e agli zingari. Nel 2017 ho mi sono ritrovato senza un tetto. Ho bussato ai servizi sociali, che mi hanno messo al dormitorio di Pegazzano: 14 giorni di alloggio, senza il vitto, e poi mi sono dovuto arrangiare. E lì c’era pieno di stranieri che facevano colazione, pranzo e cena a nostre spese e protestavano pure perché non c’era il wi-fi».
Capito, sei uno di quelli che ha il busto del Duce in sala.
«No, quella sarebbe apologia. Diciamo che sono uno di centrodestra».
Chi hai votato alle politiche?
«Salvini, mi ci ritrovo».
Roberta Della Maggesa