
L’atto è di quelli che, al di là degli effetti indotti (non imposti ma auspicati), fa scuola, a riconoscimento dei beni preziosi dell’ambiente marino e del paesaggio da salvaguardare in armonia con il valore-chiave da garantire in mare: la sicurezza della navigazione.
Si tratta di una lettera a firma del comandante della Capitaneria di porto Giovanni Stella all’associazione degli agenti marittimi, le figure professionali che curano le pratiche delle navi da crociera facendo da interfaccia nelle relazioni col territorio. La sollecitazione è quella di adoperarsi, all’insegna della "fattiva collaborazione", per evitare la pratica dell’ancoraggio nell’area esterna alle bocche di Porto Venere – quella abbracciata dallo sguardo che dalla rada interna si allunga quella esterna del golfo – considerato il suo valore naturale-paesaggistico a rischio di contaminazione estetica in caso di soste, seppur a debita distanza, all’interno del cono visivo. Un invito, insomma. Ma di quelli che segnano una svolta, anche nella prospettiva di tradurre l’auspicio in norma, sull’onda del deliberato dell’UNESCO che, con l’individuazione delle zone buffer, certifica l’unicità del mare dall’isola del Tino a Punta Mesco, al di là dell’esistenza di due parchi marini (nazionale, e dotato di cassa capiente, quello delle Cinque Terre; regionale, e squattrinato, quello di Porto Venere).
Stella, nella premessa della lettera, fa proprio riferimento all’atto fresco di emanazione a conclusione della 44ª Sessione del Comitato del Patrimonio Mondiale - tenutasi dal 16 al 31 luglio 2021 a Fuzhou (Cina) - là dove, su impulso del site manager Donatella Bianchi, è stata approvata l’istituzione della cosiddetta "buffer zone" del sito UNESCO di Porto Venere, Cinque Terre e Isole (Palmaria, Tino e Tinetto) "volta a garantire – evidenzia il comandante – maggiore livello di tutela dei valori materiali e immateriali custoditi dal sito stesso". Un atto, quello dell’UNESCO, comunque solo di indirizzo – non prescrittivo – ma quanto basta per indurre Stella a fare opera di sensibilizzazione: "In attesa delle eventuali future determinazioni che il Legislatore adotterà in merito, questa Autorità marittima ritiene doveroso adoperarsi nell’immediato al fine di offrire maggior tutela, limitatamente agli specchi acquei interessati, ad uno straordinario tratto di costa dell’estremo levante ligure, connotato da un ecosistema comunque fragile".
Richiamando anche le "diverse segnalazioni pervenute anche da comuni cittadini, che hanno più volte manifestato il proprio dissenso nel corso degli ultimi mesi contro le navi alla fonda in sosta inoperosa nel porto e nella rada della Spezia", Stella ritiene opportuno sensibilizzare, per il tramite dell’associazione degli agenti marittimi, i comandi di bordo "al fine di individuare dei più idonei punti di fonda situati tra l’Area Marina Protetta delle Cinque Terre e quella di Tutela Marina di Porto Venere".
Di qui l’auspicio che "fermo restando le prioritarie esigenze legate alla sicurezza della navigazione", i comandanti delle navi, in occasione di soste in quel tratto di mare, possano mantenere ad una distanza minima dalla costa di almeno 1,5 miglia nautiche e, comunque, all’esterno di un’area triangolare (individuata nello stralcio planimetrico allegato alla lettera, che riportiamo qui a fianco) così da evitare interferenze visive col paesaggio da cartolina rappresentato dal promontorio di San Pietro e la dirimpettaia isola Palmaria: lo scenario più suggestivo del nostro golfo. Là dove non ci ha pensato il parco di Porto Venere a sollecitare azioni, le ha intraprese direttamente il Stella. Questione di sensibilità.
Corrado Ricci