ENZO
Cronaca

"Sapeva sempre quasi tutto e di tutti. Ma mai un pettegolezzo"

Millepiedi a tu per tu con il collega più ’prezioso’ "Non solo per le immagini ma anche per i consigli"

Enzo

Millepiedi

Non lo avrei neppure immaginato di scrivere di Mauro che se ne sarebbe andato. Non era, per me, nell’ordine delle cose. Mi ero perfino rifiutato di credere che potesse accadere, neppure di fronte al precipitare delle sue condizioni, di una vita che, come è per tutti, stava andando verso il suo compimento, consegnandoci l’ultimo lascito di un dolore spontaneo, forte e sincero, condiviso da tutta la comunità. Non è un fatto consueto ma non deve stupire, posso dirlo, per i ricordi di sue presenze immanenti, del suo modo di porsi e di fare, l’umiltà e la discrezione, la pazienza e la determinazione che hanno lasciato un segno nel percorso di una professionalità straordinaria. Un percorso che abbiamo fatto insieme, ovviamente da colleghi, ma fortunatamente da amici, giorno dopo giorno, per anni, senza contare le notti, complicate e difficili, a volte pericolose, nelle quali lui era una garanzia assoluta. Non si contano gli episodi e le circostanze che potrei raccontare accaduti in città, ma soprattutto quelli che abbiamo affrontato insieme altrove, inviati in coppia là dove accadevano, che raggiungevamo a velocità ora non più consentite. E ogni missione di cronaca battente andava a segno, molte volte per merito suo. Era prezioso Mauro. Non lo dico adesso, l’ho sempre detto. Lo era e lo è stato fino all’ultimo per la sua capacità di documentare per immagini, che completavano (e non di rado superavano in immediatezza e in efficacia) le parole. Ora tutti devono sapere quanto fosse ancora più prezioso come consigliere attento e discreto, mai banale, sempre disinteressato, quando c’era da prendere una decisione. Con lui non ci sono mai stati dubbi: la cronaca va bene ma prima di tutto c’era il rispetto della persona, chiunque fosse. Bastava uno sguardo, e così sarebbe stato. Erano intese diventate regola. E non risparmiava critiche, tra il burbero e il bonario. Gli devo molto soprattutto per questo segno di affetto. Sapeva quasi tutto di tutti ma mai un pettegolezzo. Era un fior di fotografo, ma il suo sogno sarebbe stato scrivere. Lo confessava timidamente e poi mi inviava articoli nei quali, al netto di qualche arcaismo che ci portiamo dietro con l’età, leggevo chiarezza di ragionamenti,, profondità di sentimenti. Era un uomo. Di quelli che lasciano il segno.