
Gramignani, antesignana in uno sport che era dominato dai maschi. Un palmares impressionante tra titoli italiani e guinness dei primati. "Mi facevano la corte invece di prendermi sul serio: li ho battuti tutti".
"Gli scacchi sono come la musica: una cosa stupenda, non potrei vivere sena. Non so se loro sono me o io sono loro, ma non vado mai a letto senza aver fatto una partita". Passione pura, talento e tanta abnegazione, che l’hanno portata ad aprire una lunga serie di brecce in un mondo all’epoca interamente dominato dal maschile. Un’antesignana. Rita Gramignani è un universo intero legato a questo sport senza confini, di cui è stata protagonista a livello internazionale, con un palmarès impressionante alle spalle. L’occasione per sentirla raccontare una carriera e una vita straordinarie sarà venerdì 7 marzo alle 17.30 all’Nh Hotel della Spezia in via XX Settembre, durante l’incontro promosso dal Soroptimist Club La Spezia insieme a Scacchi La Spezia. Ben prima della famosa serie, ebbe il colpo di fulmine che, come in un romanzo la portò bambina ad abbracciare questa disciplina "che è il massimo: mette insieme scienza, arte, filosofia, logica, matematica – spiega – non a caso, oggi sono due miliardi le persone che la praticano, con campioni sempre più giovani, anche di tenera età". Ha iniziato a giocare in collegio, ispirata dal padre, da cui ha imparato guardando.
"Ero una bambina dalla memoria prodigiosa, e anche se mi snobbavano, osservavo e la notte studiavo. Seguivo papà al circolo, ma all’epoca non era una cosa per donne e quindi non mi ha mai insegnato. E ho continuato a studiare la notte quando mi sono affermata, mentre al giorno lavoravo e curavo una famiglia con due figli. Gli scacchi sono impegnativi, uno stress non indifferente. Quando facevo le Olimpiadi perdevo dai quattro ai sei chili in un mese, c’è molto consumo. Ho rotto un muro, sono stata la prima donna maestro, la numero uno per 30 anni. C’è stato studio, talento, ma soprattutto la grande passione. Nessuno di noi può vivere senza, altrimenti il cuore non batte". Un mix che l’ha portata a vivere una vita straordinaria – oltre che a diventare Cavaliere della Repubblica - , lei riferimento e idolo di tanti grandi, della scacchiera e non. Ricorda il pranzo con Alberto Sordi, il valzer con il camione Pál Benko, la conoscenza di Anthony Queen, la dedica scritta di Ennio Morricone. Era in ottimi rapporti anche con Boris Spasskij, da poco mancato, e l’unico rimpianto per lei è stato quello di non aver conosciuto il suo mito Bobby Fischer. Oggi insegna, gratuitamente – ci tiene a precisarlo – e dà consigli a tutti coloro che abbracciano la disciplina, con amore immutato. "Quando giocavo non c’era più niente: vedevo solo la scacchiera, anche se ci fossero state intorno mille persone". E 80 ne batté al circolo provinciale, dopo la leggendaria patta con il maestro Albano, lanciandosi verso la carriera nazionale prima e internazionale poi.
"Pensare che mi facevano la corte invece di prendermi sul serio. Eppure, li ho battuti tutti". Non si ritiene femminista, perché non ama le classificazioni di genere. Con un ma. "Posso esser d’esempio per caparbietà, tenacia, passione. Tante donne si sentono inferiori degli uomini nelle materie complesse, ma non è così. A me dicevano di andare a far la calzetta, eppure. Purtroppo stiamo tornando indietro, dobbiamo farci valere di più perché non è giusto esser considerate un gradino sotto. Quindi, bisogna combattere come ho fatto io: unica donna in 30 anni in un circolo, sono diventata la più importante, ho vinto nove titoli italiani, sono stata la prima italiana nel Guinness dei primati per aver ottenuto l’accesso alla seconda fase dei Campionati del mondo, ho partecipato a sette Olimpiadi sempre con ottimi risultati, ho all’attivo due pubblicazioni scientifiche. Cosa devo fare di più?".