FRANCO ANTOLA
Cronaca

Trecento bambini fuori da scuola. Bidelli in sciopero per la "dieta dei gruppi sanguigni"

Due bidelli incrociano le braccia alle elementari di via Bologna. E la scuola resta chiusa. Sconcerto di insegnanti e genitori

Bambino cammina con lo zaino nel corridoio della scuola (repertorio)

La Spezia, 16 novembre 2021 - Cancelli della scuola chiusi per mancanza di collaboratori scolastici (bidelli), oltre trecento bimbi a casa, fra lo sconcerto di genitori e insegnanti. Colpa del covid o di un’altra grave emergenza scolastica? Non proprio: alla base di tutto il trambusto, la… dieta dei gruppi sanguigni. Quella, per intenderci, che si fonda sulla teoria che il gruppo sanguigno possa incidere sul rapporto fra alimenti e metabolismo, con effetti salutistici e dimagranti, almeno secondo gli studi di un naturopata italo-americano risalenti agli anni Cinquanta. Ebbene, la vertenza nazionale aperta dal Saese, il sindacato autonomo europeo scuola ed ecologia, che aveva proclamato per lo scorso venerdì uno sciopero nazionale, prevedeva proprio alla base della piattaforma "disposizioni per la conoscenza e la promozione" della dieta in questione.

Alla scuola elementare di via Bologna (Istituto comprensivo 5 di via Leopardi), l’adesione fra i bidelli, è stata per così dire, massiccia: dei due-tre che avrebbero dovuto essere presenti all’orario di ingresso, nessuno si è fatto vivo. E in quelle condizioni, regolamenti e circolari alla mano, non c’erano i presupposti per garantire in condizioni di sicurezza l’ingresso e la permanenza dei bimbi – 305 in tutto – nelle aule. In ogni caso i cancelli erano chiusi, e i bimbi non avrebbero comunque potuto entrare, nessuno era abilitato ad aprirli. Neanche l’insegnante più anziano, come un tempo prevedeva la prassi in caso di indisponibilità del personale Ata.

Facilmente immaginabile la scena. Davanti alla scuola, venerdì mattina, si è creato un incredibile assembramento, di cui pochi inizialmente capivano i motivi. Oltre ai bimbi, c’erano infatti anche genitori e accompagnatori, e una ventina di insegnanti. Circa cinquecento persone. Tutti fuori, a cercare di capire perché quei cancelli fossero chiusi. Alla fine, passata una mezz’ora, l’arcano è stato chiarito. Di mezzo c’era quell’agitazione sindacale - peraltro annunciata e attuata per l’intera giornata del 12 novembre nel rispetto delle procedure di "raffreddamento e conciliazione" previste nei casi di sciopero dei servizi pubblici essenziali - che ha letteralmente sconvolto la routine. Fatte tutte le necessaire verifiche, si è arrivati alla conclusione che non c’erano alternative: tutti a casa. Quanto agli insegnanti, rimasti senza… bimbi, la direttrice Rita Moretti ha optato per indirizzarli alla vicina media Frank, dove nel salone dei professori hanno atteso il rientro dei collaboratori scolastici del turno successivo, ingannando il tempo con attività burocratico-amministrative alternative, sfruttando anche l’occasione per un caffè con tutti i colleghi. "Una gita fuori porta non programmata", l’ha definita fra l’ironico e il beffardo un insegnante della scuola. Ma tant’è, soluzioni diverse non ne sono state trovate. E del resto situazioni simili si sono create anche in altre scuole italiane, come a Modena, dove la storia dello sciopero per la dieta è diventato un caso n azionale, con il sottosegretario all’Istruzione che ha deciso di approfondire i contorni dell’accaduto. Il sindacato nazionale Saese, che – assicurano i dirigenti – ha sempre riservato un’attenzione particolare ai temi nutrizionali, si dice invece soddisfatto, visto che allo sciopero nazionale hanno aderito 1.101 iscritti. Evidentemente tutti sensibili alle tematiche della dieta dei gruppi sanguigni.