Le voci si rincorrono da tempo sull’asse Roma-La Spezia. E da mesi, dallo Stato maggiore della Marina militare, un team di graduati si presenta puntuale nella Base Navale per prendere le misure all’Arsenale del futuro e consegnare, entro fine anno, uno studio di fattibilità sulla scia di quanto indicato dal ministro della Difesa Guido Crosetto proprio in città, in occasione dell’inaugurazione di Sea Future: un piano di rilancio industriale che metta al centro del sistema Paese il presidio spezzino. "Il lavoro da fare è tanto perché ci sono decenni accumulati di mancato utilizzo, carenza di risorse, cattiva manutenzione. Nei prossimi anni, dovrà essere fatta una rivoluzione che consenta a questo arsenale di diventare non solo un punto di riferimento per La Spezia e per la Liguria,ma per l’Italia e l’Europa" aveva detto solo lo scorso giugno. Come? Gli indizi che emergono dalla cortina di riserbo indicano in Fincatieri – che assieme al Rina sta coordinando il piano voluto dal ministro – il player principale di tutta l’operazione. Il colosso della cantieristica navale, oltre che costruttore delle unità navali della Marina troverebbe nella Base navale spezzina terreno fertile per diventare anche manutentore a 360° delle navi militari, un settore che Fincantieri ha già dimostrato di voler coltivare con l’accordo da 190 milioni siglato nel luglio scorso tra Orizzonte Sistemi Navali – la joint venture di Fincantieri e Leonardo – con la Direzione degli armamenti navali del Segretariato generale della Difesa per il mantenimento in condizioni operative della portaerei Cavour e dei cacciatorpedinieri Andrea Doria e Caio Duilio, potrebbe essere stato solo. Fincantieri avrebbe la gestione delle strutture arsenalizie principali, ma al contempo metterebbe a disposizione delle aziende della filiera una serie di strutture e officine, aprendo di fatto la base navale alle imprese. Un piano certamente innovativo, ma che ha bisogno di soldi, decisamente più dei 350 milioni preventivato nell’ambito del progetto Basi Blu.
Fonti vicine alla Marina stimano in alcuni miliardi (circa sette; ndr) la somma necessaria per riqualificare e rendere nuovamente operativo l’intero arsenale. Un’enormità. Di certo, fra una settimana il quadro potrà essere più chiaro: il 12 dicembre, a distanza di un anno dal primo annuncio e superata l’impasse che aveva causato il rinvio forzato dell’inaugurazione dello scorso giugno, al Centro di supporto e sperimentazione navale di viale San Bartolomeo sono attese alte cariche della Marina e del governo per celebrare la nascita del Polo nazionale della subacquea, struttura della quale farà parte anche la stessa Fincantieri.
Matteo Marcello