"L’impero chiede disciplina, coordinazione degli sforzi, dovere e sacrificio". Uno slogan pieno di retorica di regime, con cui l’instancabile macchina della propaganda del fascismo bombardava gli italiani nel corso del Ventennio. Una frase quasi dimenticata, quella scritta su un condominio di via Costa alla Serra, sbiadita dal tempo e dal corso degli eventi, ma che in queste settimane ha ripreso suo malgrado vigore, dopo che la Commissione locale per il paesaggio del Comune di Lerici ha prescritto – nell’ambito del rifacimento della facciata di quel condominio – anche il restauro della scritta fascista, aprendo immediatamente un aspro dibattito tra chi avrebbe gradito l’eliminazione totale della scritta e chi, invece chiede "in nome dell’antifascismo e della pace sociale" che alla scritta venga affiancata una targa, curata dall’Istituto storico della Resistenza, "così da evitare che il suo recupero possa generare divisioni o equivoci sul suo significato storico e politico". Una linea, quest’ultima, sostenuta dalla sezione lericina dell’Anpi, che in queste settimane ha lanciato assieme ad un nutrito gruppo di residenti della frazione collinare lericina una petizione che ha già superato le centinaia firme. Nel volantino diffuso dal comitato promotore si critica la decisione della Commissione per il paesaggio sottolineando come "nonostante la storia, l’intervento appare eccessivo perchè l’edificio non ha pregio artistico. I cittadini riconoscono l’importanza di non cancellare la storia, ma ritengono che questa frase, essendo mera propaganda fascista, non ha nulla di significativo da tramandare. Il restauro – si legge – rischia di riaprire ferite in una comunità che ha già sofferto durante il regime fascista". Il piccolo borgo della Serra ha conosciuto la violenza del fascismo fin dai primi anni Venti, quando una compagine squadrista il 15 febbraio 1922 si mosse per assaltare il circolo Sempre Avanti, creato dai socialisti e da Angelo Bacigalupi, primo deputato socialista eletto alla Spezia. Una scia di sangue proseguita nell’ottobre 1944, quando i giovanissimi Mario e Felice Landi, rastrellati sui monti della Rocchetta, vennero fucilati assieme ad altri due uomini. "Non vogliamo dimenticare e non vogliamo mettere in rilievo parole di un regime che ha esercitato ogni forma di violenza contro i suoi oppositori" spiega l’Anpi in un documento.
CronacaSlogan fascista sul palazzo. Raccolta firme dell’Anpi