ROBERTA DELLA MAGGESA
Cronaca

Soggiorni da re Fino a 1.200 euro per una singola senza colazione

Cifre da capogiro per una prenotazione last minute a Manarola. Ma risvegliarsi sulle porte del paradiso non ha prezzo. O quasi.

Soggiorni da re Fino a 1.200 euro per una singola senza colazione

di Roberta Della Maggesa

Sono le otto del mattino e il borgo si risveglia in uno sbadiglio che sa di barche ancora alla secca. Le timide albe di primavera, quando le rocce a picco sul mare sono punteggiate del misero timo, dell’erica sfacciata, del cappero un po’ stento che cresce da queste parti. Sto per lasciare la camera dove ho passato la notte. Niente di che, nove metri quadrati al quarto piano di un terratetto defilato, in uno dei carrugi bui e umidi nel fondoschiena del cimitero più misterioro del mondo, quello che butta le tombe in faccia al mare, con quella bellezza irriguardosa che possono permettersi soltanto i fuoriclasse. Ci ho lasciato 140 euro, per un letto matrimoniale alla francese senza testata. Il bagno (privo di doccia) è esterno, raggiungibile soltanto da una minuscola porticina in legno che si apre sul ballatoio. E la colazione devo farla al bar di via Belvedere. Poco male, il caffè l’ho già assaggiato ieri sera. E nonostante la vecchia diceria secondo la quale l’espresso non andrebbe mai bevuto a due passi dal mare, nella tazzina, alla modica cifra di un euro e venti centesimi, mi hanno fatto trovare una crema profumata. Vero caffè, non c’è che dire.

Ecco, con la cena non me la sono cavata altrettanto bene. Sicuramente, con un trancio di pizza al taglio o l’accoppiata panino ai muscoli e birretta da consumare rigorosamente faccia al tramonto e schiena agli scogli, avrei potuto risparmiare. Ma dopo un pomeriggio passato a scansare foresti in pantaloncini corti e infradito e a sbuffare per il caldo fuori stagione su banchine ferroviarie zeppe come scatole di fiammiferi, penso di meritarmi una pausa di riflessione, e di meravigliosa agognata solitudine, al tavolo di uno dei più rinomati ristorantini del borgo. Diciotto euro per un un antipasto della casa, ehm... ci penso su per un po’. E poi mi lascio andare. Ma quando si tratta di ordinare il secondo, ai venti euro dell’orata al forno con patate preferisco il più economico piatto di acciughe al limone. Una bottiglia di Cinque Terre doc parte da 17 euro, e quindi mi accontento di un calice, e alla fine riesco pure a concedermi un bis. Ma niente sciacchetrà, certi ’lussi’ solo per le vacanze, quelle vere.

Alla fine la trasferta, in questi giorni di calca sovrumana, sarebbe potuta costare molto, molto di più. Sotto tutti i profili. Innanzitutto, sul piano economico. Per trovare la mia sobria stanzetta tra le nuvole ho faticato non poco: destreggiandomi tra le offerte, si fa per dire, di una nota piattaforma per le prenotazioni digitali che mi proponeva scorci di mare incorniciati da palizzate di bianco vestite a cifre comprese tra i 400 e gli 800 euro per notte, con punte di 1.200. Ma anche il carico di stress avrebbe potuto colpire più duramente. E invece questa tranquilla mattina del 25 Aprile riserva anche piacevoli sorprese fatte di paesaggi non ancora ’saturati’, carrugi dove i dialetti italiani si inseguono come cani sciolti. La presenza di stranieri è tutto sommato contenuta. In giro non c’è traccia delle bandierine che guidano gruppi famelici verso mete che nessuno conosce. Ci sono tante famiglie e molte coppie che si tengono per mano. Qualche americano butta l’occhio dentro ai negozi di souvenir, senza troppa voglia di fare acquisti. Certo, alle undici il colpo d’occhio sulla Via dell’Amore mi fa trasalire: gente ammassata a guardare il mare, stretta a una balaustra la cui fama supera di gran lunga le reali potenzialità di fascinazione. Meglio le vuote salite dei sentieri verticali, quelli che spezzano gambe e respiro. Meglio i roventi muri d’orto. Gli schiocchi di merli. E i tremuli scricchi di cicale.