ALMA MARTINA POGGI
Cronaca

"Sono sempre di corsa ma stavolta ho assaporato un momento di quiete"

Non ha certo dovuto cambiare il suo modus operandi già ben collaudato, ma per Massimo Pasquali, 65 anni, di cui...

Non ha certo dovuto cambiare il suo modus operandi già ben collaudato, ma per Massimo Pasquali, 65 anni, di cui...

Non ha certo dovuto cambiare il suo modus operandi già ben collaudato, ma per Massimo Pasquali, 65 anni, di cui...

Non ha certo dovuto cambiare il suo modus operandi già ben collaudato, ma per Massimo Pasquali, 65 anni, di cui 30 di carriera come fotografo per il nostro quotidiano, questo progetto è stato anche l’occasione per lavorare dietro la sua macchina fotografica "allentando un po’ il respiro", rispetto ai più consueti eventi o fatti di cronaca che richiedono invece di scattare sempre "in corsa". "Nella mia carriera – esordisce – mi è capitato sì, di lavorare con artisti ma, prima di questo progetto, non ero ancora mai entrato nei loro studi. Il fatto è che io, nel mio lavoro di fotografo di cronaca, sono sempre un po’ di corsa dovendo passare velocemente da un evento all’altro. E devo dire che realizzare questo tipo di servizi mi ha invece permesso di rallentare un po’ il ritmo. Tuttavia il mio modus operandi è stato quello di sempre: non chiedevo pose precise a favore di obiettivo, ma catturavo le espressioni mentre veniva realizzata l’intervista, cercando di fotografare momenti naturali e spontanei".

Un’esperienza suggestiva quella vissuta all’interno di ogni atelier, che Massimo Pasquali racconta così. "Quando entravo in un laboratorio – racconta il fotografo lunigianese – riconoscevo subito qualche opera esposta, ma devo dire che poi sentirne la spiegazione in prima persona, da parte del creatore di quel lavoro, mi permetteva di entrarci dentro: era come riuscire a vedere l’opera attraverso ogni sua singola componente; come di una melodia vederne le singole note. Inoltre, ho potuto constatare che ogni maestro ha un modo tutto suo di vivere l’arte all’interno del proprio atelier e, per questo, devo dire che ogni incontro era in sé diverso ma, allo stesso tempo, sempre coinvolgente e accattivante. Nei miei scatti – conclude – ho voluto catturare la cifra, il ’dna’ del singolo artista o della sua opera avendo cura che mai emergesse una mia personale interpretazione.

Alma Martina Poggi