Sos dei pescatori per il caro gasolio Il prezzo è più che raddoppiato

Da 0,60 centesimi ad 1 euro e 30. Pesa la guerra in Ucraina ma anche la speculazione sul petrolio. L’adesione allo sciopero delle flotte lungo la penisola: barche per due giorni all’ormeggio della Revel

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I pescatori che gravitano sulla banchina Revel si alzano alle 4 di mattina e rientrano a casa alle 10 della sera. Sei ore di riposo e via, di nuovo in mare. Quelli che orbitano sul molo Italia, partono alle 19,30 e tornano a terra con le prime luci dell’alba. Una vita dura quella dei pescatori professionisti - i primi dediti allo strascico, gli altri alla pesca delle acciughe - esposti agli umori del tempo, all’incognita della ’presa’ delle reti e alle insidie: avarie, incocci indesiderati, danneggiamenti. Per sbarcare il lunario arrancano. I giorni di fermo-pesca biologico sono graditi per rinsaldare i legami familiari ma al tempo costituiscono un vincolo che pesa sul portafogli e costringe all’austerity domestica, perché al tempo stesso ci sono le barche da manutenere. Dall’inizio dell’anno la mazzata in progress, quella del caro gasolio. Negli ultimi giorni l’impennata ad un euro e 30 centesimi al litro, rispetto ai 60 centesimi dell’ottobre 2021. "Anche così la guerra in Ucraina si riflette sul territorio complice la speculazione delle case produttrici" rileva Enrico Faggioni, coordinatore del ramo ittico di Confcooperative a cui aderisce la flotta che fa base alla Revel.

"Per i pescatori è sempre più difficile andare avanti. E doloroso è stato rinunciare al lavoro per prendere parte ai due scioperi nazionali tesi ad indurre il Governo a venire loro incontro" dice la presidente Anna Vivaldi.

La prima astensione dal lavoro dei pescatori a strascico è avvenuta l’8 marzo scorso, alle prime avvisaglie della stangata. La seconda risale allo scorso settimana: due giorni di barche all’ormeggio. "Un’adesione sofferta ma convinta, anche in considerazione dell’ampiezza dello spettro temporale dell’attività".

E sì, diverso è il caso della pesca stagionale, come quella delle acciughe. Se si perde l’opportunità dei branchi che si palesano nella tarda primavera al largo della costa ligure, il rischio, con l’aria che tira, è quello di andare a chiglia all’aria. Non a caso i pescherecci di base al molo Italia hanno preso il largo.

"L’Italia dovrebbe prendere esempio della Francia dove per i pescatori professionisti è stato introdotto il prezzo calmierato del gasolio" sostiene Faggioni.

Il nodo è politico ma anche burocratico.

"Le risorse per fronteggiare l’emergenza ci sarebbero. Si tratta di quelle previste in compensazione del fermo pesca e di quelle impegnate con i Decreti Covid 2021 e 2022. Sono le liquidazioni ad andare a rilento. E il caro-gasolio non fa che aggravare l’affanno della categoria" dice l’onorevole Lorenzo Viviani in prima linea nelle battaglie a favore dei pescatori, una ’famiglia’ di cui è parte attiva, sul mare e in Parlamento. Ultima iniziativa: il pressing sulla Commissione europea per dare corso a risorse dedicate al comparto nell’ambito dei fondi per l’emergenza Ucraina. "I segnali sono positivi" dice dopo l’ultimo contatto con gli europarlamentari della Lega indirizzati a sollevare l’Sos. "Resta - rivela - il problema della speculazione sulla pelle dei pescatori. Il prezzo al barile del petrolio non ha subito impennate-choc ma a fare la differenza sono le manovre al rialzo che giocano sulle prospettive di tempi ancor più complessi a fronte della domanda sicura".

Unica consolazione – tutta locale, effetto delle positive interazioni con l’Autorità di Sistema Portuale - l’evoluzione positiva della querele del rincaro del canone minimo delle concessioni demaniali, che, per effetto della rimodulazione della materia effettuata col Decreto Agosto del 2020, aveva fatto schizzare il pezzo da 350 a 2500 euro all’anno. La soluzione è arrivata dando vita a consorzi tra operatori con l’effetto di spalmare la stangata del nuovo canone.

Corrado Ricci