Il nuovo Codice doganale preoccupa gli operatori portuali spezzini. L’onda lunga della protesta contro la nuova normativa è arrivata anche nello scalo spezzino, dove il rischio di confisca della merce, di essere rinviati a giudizio anche per errori formali che con la nuova normativa sono equiparati al contrabbando, e la paura che questa situazione possa spingere i flussi di merce su altri porti europei più ’morbidi’, spaventa non poco la Community portuale spezzina. "Il nuovo Codice doganale – sottolinea la Community – penalizza nel senso letterale del termine l’intera filiera portuale, logistica e trasportistica, trasformando contenzioni e sanzioni di tipo amministrativo in reati di contrabbando. Le conseguenze saranno devastanti con un effetto boomerang per le stesse casse dello Stato, visto che la inevitabile fuga di carichi e di merci verso lo sdoganamento in altre Dogane comunitarie con un approccio meno radicale, e determinerà la perdita di consistenti aggi sui dazi doganali stessi che saranno regalati alle casse erariali di altri Paesi comunitari". Secondo la Community spezzina si determineranno forme di distorsione del mercato, "il tutto all’insegna di una colpevolizzazione preliminare quasi ideologica, in base alla quale il semplice errore in buona fede viene trasformato in potenziale reato penale". A fare il punto nel merito è Bruno Pisano, presidente di Aspedo, l’associazione dei doganalisti spezzini. "Chiaro che in questo momento la preoccupazione è diffusa – afferma – perchè rispetto al passato cambiano notevolmente le logiche. Prima c’è sempre stata una chiara divisione tra gli episodi da catalogare come errori in fase di dichiarazione, sanzionati amministrativamente, e le tentate frodi da perseguire. Ora i termini di valutazione vengono rovesciati, qualsiasi violazione che porti a una differenza di diritti sopra i 10mila euro verrà gestita dalla Dogana con sequestro e trasmissione degli atti alla Procura europea, per un contenzioso i cui tempi immaginiamo non immediati. Nei paesi europei attorno a noi non c’è stato questo approccio radicale. In un’epoca di sdoganamento centralizzato, il rischio concreto e la perdita di volumi a favore di altri porti europei. C’è stato un tentativo di presentare emendamenti che non sono stati accettati: ora speriamo che in futuro i decisori facciano scelte per mitigare l’impatto di queste norme".
Matteo Marcello