CHIARA TENCA
Cronaca

Sospesa fra monti, città e mare: "Biassa è la nostra isola felice"

Negli ultimi tempi molti residenti sono tornati. "Siamo a dieci minuti dal centro e da Riomaggiore". Non mancano gli stranieri che adorano le bellezze della zona: "Qui si può vivere come in famiglia".

Negli ultimi tempi molti residenti sono tornati. "Siamo a dieci minuti dal centro e da Riomaggiore". Non mancano gli stranieri che adorano le bellezze della zona: "Qui si può vivere come in famiglia".

Negli ultimi tempi molti residenti sono tornati. "Siamo a dieci minuti dal centro e da Riomaggiore". Non mancano gli stranieri che adorano le bellezze della zona: "Qui si può vivere come in famiglia".

Nella piazza della chiesa di San Martino, cuore pulsante e punto di ritrovo a Biassa, si riuniscono i paesani. Sono pronti a dire molto di ciò che non va, ma durante il nostro incontro ci concentreremo sul bello di vivere in un borgo sospeso fra monti, città e mare, crocevia fra le Cinque Terre e Tramonti, nato dai tanti che da qui hanno deciso di piegare con fatica e lavoro i crinali a picco sul mare per coltivare la vite. Ci sono le case restaurate, ci sono alcuni edifici in malora (pochi, uno della diocesi e uno cristallizzato fra le carte dei tanti eredi irrintracciabili), ma il biglietto da visita di questa frazione della Spezia è un’identità forte, fatta di casette avvolte dai muschi e dai colori antichi, scalini in pietra che si arrampicano nelle sue viscere, il panorama della città dall’alto, il castello di Coderone, i sentieri che passano da qui (è inserita anche nel percorso dello Sciacchetrail) e s’inerpicano verso la chiesina di Sant’Antonio sul monte Parodi, snodo per la meraviglia. Il turismo è arrivato, ma non ha sconvolto come nelle più celebri località vicine: si è integrato, anche se per i paesani ci sono troppi b&b, e soprattutto ha adottato il ritmo lento del posto. Scordatevi le valanghe di visitatori vomitate dai treni nel cuore dei borghi alle Cinque Terre: a Biassa arrivano in bici, anche a piedi, con i bus da pochi posti, in auto, ma sempre senza stritolare comunità e identità. Tant’è che chi vi soggiorna si adatta alla vita, fa la spesa nelle botteghe, cammina senza affanno, chiacchiera con la gente, che magari non parla una parola di inglese o francese – anche se il dialetto è molto simile - , ma si fa capire. A proposito, il dialetto è vivo e gode di ottima salute: si parla, anche se rispetto al passato anche l’italiano è molto più praticato, e anche tanto. È un tratto distintivo, è un marchio di fabbrica. "La gente è tornata – dicono i paesani, ma sarebbe più corretto usare il femminile, data la preponderanza schiacciante in rosa della delegazione - : arrivano i giovani con i bambini, ci sono i turisti, ma anche i biassei che tornano". "Io, ad esempio, vivevo a Rebocco – ci dice una residente - , ma non ho resistito e sono di nuovo qui. Ora non andrei più in città". E non mancano gli stranieri: il russo, lo statunitense – "abitano vicini, speriamo bene con questa politica…" – , gli australiani, l’artista austriaco.

Ma perché Biassa? "Da viale Garibaldi a qui ci vogliono dieci minuti, da Riomaggiore lo stesso, c’è il mare, c’è la montagna, ci sono i sentieri, ci sono i nostri piccoli punti di ritrovo, anche se vorremmo qualche angolo giochi per i piccoli, come ad esempio al Sarecchio, appena rimesso a posto dai volontari". Ma perché Biassa, ancora? "Perché noi qui ci ritroviamo, chi ha le gambe buone va a fare i sentieri, chi meno fa comunque qualche passo; abbiamo gli orti, abbiamo i terreni, conosciamo le erbe e le raccogliamo per usarle in cucina, ma soprattutto perché siamo come in una famiglia". E a dimostrazione di quel che dicono, una donna apre la borsetta e ci mostra un mazzo di asparagi appena raccolti. "Ma soprattutto, Biassa perché è un’isola felice, non ci sono pericoli. E noi qui stiamo bene". E se qualcosa va male, si lotta. Come per le campane della chiesa, che sono tornate anche grazie alla raccolta fondi con cui i paesani si sono autotassati. "Un punto di riferimento, non potevamo star senza". Non si danno mai per vinti. Non si arrendono mai. Basti pensare che sono stati i loro avi a piegare la terra di Tramonti, ottenendo il vino dove prima c’erano solo verticalità e pietre. Se volete conoscere il significato del termine resilienza, oggi tanto alla moda, venite qui e lo capirete in un attimo.