
I poliziotti all’epoca del blitz in un centro massaggi
La Spezia, 1 marzo 2016 - I massaggi non erano solo funzionali a sciogliere i muscoli, al rilassamento del corpo e dello spirito, tra profumi e melodie esotiche capaci di liberare la mente dai pensieri. Le mani delle cinesi, alle prese con gli utenti stesi sul lettino dei centri-massaggi, si allungavano anche per solleticare gli impulsi sessuali, innescando il loro... crescendo. E così il saldo della prestazione, dopo il trattamento ricercato o suscitato ad arte dalle operatrici, è stato configurato dalla pubblica accusa come pagamento della prostituzione, con l’effetto indotto: l’imputazione di sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione nei confronti dei titolari dei locali teatro delle performaces: tre centri massaggi e un’associazione culturale, quest’ultima, secondo l’accusa, costituita per mascherare l’attività illecita. L’8 marzo prossimo in cinque compariranno davanti al giudice dell’udienza preliminare Mario De Bellis per difendersi dalle contestazioni mosse dal pm Giovanni Maddaleni all’esito dell’inchiesta svolta sul campo - con appostamenti e raccolta di testimonianze - dalla Polizia di Stato attraverso l’attività congiunta di Squadra mobile e Polizia di frontiera, che procedettero alla chiusura delle attività.
Sotto processo è finita anche la coppia italo-cinese titolare dell’associazione che, operante in via del Popolo nel quartiere del Canaletto, con un suo esposto, aveva preso le distanze dagli altri centri massaggi di viale Italia, via Fiume alla Spezia e di un altro a Sarzana «che offendono il buon nome di coloro che ogni giorno lavorano onestamente», avevano scritto nella missiva al questore, risalente al 2014. Un boomerang per loro: Roberto Giorgi di 51 anni originario di Livorno e residente a Massa e sua moglie Xie Yanhong, 52 anni; il pm ha, infatti, chiesto il rinvio a giudizio dei coniugi insieme ai titolari degli altri centri avversati: Cheng Ronyao di 24 anni, Zhan Hang di 30 anni e Zhao Hane di 38 anni.
La mossa delle legali che difendono la coppia italo-cinese - le avvocatesse Larissa Gagliardini e Marina Bassan - è stata quella di chiedere un rito abbreviato condizionato dall’interrogatorio di una serie di testi che, a differenza di quelli presi a verbale della Polizia, verrebbero a dire che le mani delle cinesine mai si erano allungate per sortire effetti diversi dal relax. Sarà invece svelata in udienza la strategia difensiva da parte degli altri imputati per i quali scenderanno in campo gli avvocati Sabina Prandi, Massimo Landi, Riccardo Ragusa e Gerando Pozzi.
Corrado Ricci