Spara ai soci dopo una violenta lite. Interrogatorio per l’imprenditore

Il 27enne in carcere da lunedì sera per tentato omicidio e porto abusivo sarà stamani davanti al gip. Nel frattempo proseguono le indagini dei carabinieri sul revolver: una pista porta in Val di Magra.

Questa mattina alle 8,45 il giudice per le indagini preliminari Marinella Acerbi si recherà a Villa Andreino per convalidare il fermo con l’accusa di tentato omicidio e porto abusivo di arma da fuoco del 27enne imprenditore spezzino che lunedì sera ha sparato con un revolver ai suoi due soci (La Nazione conosce l’identità della persona fermata, ma per rispetto della privacy delle persone ferite, preferisce non divulgarlo almeno in questa prima fase delle indagini).

Ci sarà anche l’interrogatorio di garanzia del giovane che in presenza del suo avvocato difensore di fiducia Riccardo Balatri, ha parlato di fronte al pubblico ministero Elisa Loris che conduce le indagini. "L’altra sera ho sparato perché chissà come mi poteva finire. I miei soci mi sono venuti a cercare e mi hanno picchiato". Si sarebbe giustificato così l’imprenditore che a Bagnola di Lerici ha sparato ai due soci di 33 e 44 anni, ferendoli alle braccia e alla schiena. Il 44 enne è conosciuto per aver gestito, anni fa, un pubblico esercizio nei pressi dell’ospedale. Non sono in pericolo di vita. Entrambi hanno raggiunto il pronto soccorso del Sant’Andrea da soli. Sono ricoverati in ortopedia: per il 33enne raggiunto dai colpi d’arma da fuoco all’omero sinistro e a una costola, i medici hanno indicato quaranta giorni di prognosi. Per il 44enne, colpito all’avambraccio con frattura dell’ulna, invece venti giorni.

Una vicenda che, secondo la prima ricostruzione degli investigatori e dalle dichiarazioni del 27enne nell’interrogatorio del pm, ruoterebbe attorno alle vicissitudini dell’azienda che ha come soci principali proprio i tre protagonisti della lite. Un’impresa del levante cittadino specializzata nelle lavorazioni su yacht e grandi imbarcazioni.

I carabinieri hanno recuperato il revolver a tamburo, gettato in una siepe poco distante dall’abitazione del padre del 27enne e ’scoperta’ anche grazie alla collaborazione dello stesso.

Secondo gli inquirenti fa però acqua da tutte le parti la versione del giovane su dove avrebbe preso la pistola: lui ha detto al pubblico ministero e ai carabinieri di averla trovata solo qualche giorno prima, giovedì scorso, nel corso di una passeggiata a Canarbino. L’arma, di fabbricazione spagnola, la cui produzione risalirebbe tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio degli anni Novanta, sarebbe stata trovata in un cespuglio, avvolta in un panno, e risulterebbe in buona parte arrugginita. I carabinieri starebbero invece seguendo una pista ben diversa: quell’arma apparterrebbe a un pregiudicato che abita in Val di Magra, amico del 27enne, che gliela avrebbe prestata.

Massimo Benedetti