Spezia, un mercato partito alla moviola

Il riscatto di Nagy unico squillo per una squadra che fra tre settimane rischia di ritrovarsi in ritiro persino senza il portiere titolare

Spezia, un mercato  partito alla moviola

Spezia, un mercato partito alla moviola

A poco più di venti giorni dal ritiro e a una quarantina dall’inizio della stagione, lo Spezia sembra uno di quei supermarket che a poco a poco svuotano gli scaffali senza riempirli di merce nuova. Il triennale a D’Angelo potrebbe essere un ottimo punto di ripartenza a patto di metterlo in condizione di giocarsi le sue carte con una squadra competitiva, quanto meno per non patire più le pene dell’inferno. In tal senso il riscatto di Nagy è una mossa opportuna, ma troppo isolata. Senza portieri (Zoet e Zovko svincolati, Crespi pronto non prima del prossimo anno solare), con cinque elementi (Moro, Pio Esposito, Jureskin, Jagiello e Gelashvili) tornati alle loro destinazioni senza particolari rimpianti, lo Spezia si ritrova al momento con 24 effettivi dello scorso anno e almeno 9 rientri dai prestiti. Troppi non servono e zavorrano il bilancio con i loro costi spropositati.

Il cartello "vendesi" o quanto meno "affittasi" va attaccato sopra i cartellini di diversi giocatori, come Moutinho, Muhl, Cipot e Corradini, che hanno dimostrato di non essere da B., mentre per qualcuno erano considerati da A. A questo poker d’assi fortemente voluto da Macia, va aggiunto anche Krollis che rientra alla base. Poi ci sono quelli che per il loro contratto non possono obiettivamente rimanere, pena l’esplosione del bilancio: il paracadute non c’è più e lo Spezia dovrà già saldare entro il 30 giugno i riscatti già pattuiti per Di Serio, Falcinelli e Cassata.

In questo gruppo rientrano senza dubbio Verde, Nikolaou, Reca, Dragowski, Zurkowski, Holm e Bastoni. Da quanto si riuscirà a incassare (e risparmiare) dipenderà molto del mercato estivo. A questo punto, con il duo Macia-Melissano, è auspicabile che D’Angelo possa dare un’impronta simile a quella di gennaio, dove senza alcuni suoi innesti la retrocessione sarebbe stata certa al punto che, nonostante tutto, la salvezza è arrivata all’ultima giornata.

Con molti giovani da far giocare con continuità altrove per farli maturare (pensiamo a Cugnata, Pietra, Candelari, Beck), ci vuole ben altro che il mago Zurlì per capire come andrà. L’unica cosa certa è che questo navigare a vista, senza alcuna ambizione che non sia quella di galleggiare, potrebbe essere inteso come un segnale di exit strategy, come una sorta di autogestione simile agli ultimi due anni dell’era Volpi. Con una piccola differenza: allora c’era Angelozzi, che con la cessione record di Okereke conquistò una serie A low cost che permise a Volpi di vendere ai Platek, oggi c’è Macia che, per andare avanti, dopo aver speso moltissimo, può solo vendere quanto acquistato negli anni addietro da chi lo ha preceduto.

Mirco Giorgi