MATTEO MARCELLO
Cronaca

Speziaexpò in vendita dopo soli 14 anni. De profundis per il complesso fieristico

In liquidazione la società proprietaria dell’immobile e partecipata da Camera di commercio, Comune, Provincia e Filse

Il complesso e, nel riquadro, il sindaco Peracchini

La Spezia, 3 novembre 2021 - Oltre 5mila metri quadrati di spazi espositivi alle porte della città che, sulla carta, avrebbero dovuto connotare La Spezia anche come città fieristica. Un progetto ambizioso che tuttavia, dopo gli esordi promettenti, non è mai decollato per davvero, e che a distanza di appena quattordici anni potrebbe vedere i titoli di coda già entro la fine dell’anno. Lo SpeziaExpò finisce in vendita: il mega complesso per manifestazioni ed eventi inaugurato il 31 ottobre 2007 nell’ex area Merello, di proprietà del ‘Centro Fieristico della Spezia srl’, società partecipata dalla Camera di Commercio Riviere di Liguria, dal Comune e dalla Provincia della Spezia, e da Filse, la finanziaria della Regione Liguria, potrebbe finire ai privati dopo neppure tre lustri di proprietà pubblica. La decisione è stata presa dai soci della partecipata (in liquidazione) nell’ultimo incontro tenutosi alla fine di ottobre; un’altra riunione è stata calendarizzata per la metà di novembre, e in quella occasione il liquidatore incaricato, Fulvio Tosi, illustrerà due bandi frutto delle ipotesi approvate dagli stessi soci: da una parte la manifestazione di interesse per individuare imprenditori e società disponibili all’acquisizione della proprietà dell’immobile – il cui valore si aggira attualmente attorno ai 5 milioni di euro –, dall’altra un bando ‘parallelo’ per assegnarne la gestione quinquennale in locazione (il contratto d’affitto con Promoeventi è scaduto alla fine di ottobre), un piano B che qualora andasse in porto consentirebbe ai soci di conservare la proprietà del bene.

Di certo, indipendentemente dalla formula con cui verrà ceduto il bene, l’esperienza di un complesso unicamente deputato allo svolgimento di fiere ed eventi di settore pare ormai tramontata, tanto che gli stessi soci hanno aperto anche a utilizzi diversi da quello fieristico. Tra le ipotesi, giusto per citare qualche esempio, quella di un polo della ristorazione che al suo interno conservi comunque spazi tali da accogliere esposizioni ed eventi. Di certo, al posto del padiglione fieristico non sorgerà l’ennesimo centro commerciale: ipotesi scartata a monte dagli stessi soci, che alcuni mesi fa hanno peraltro rispedito al mittente un’offerta corposa – i beninformati parlano di circa centomila euro all’anno – per la gestione in locazione della struttura, proposta da un gruppo imprenditoriale cinese intenzionato a trasformare il complesso in un grande supermercato.

Una strada, quella intrapresa nei primi anni Duemila con la realizzazione del grande impianto fieristico, che dopo i primi anni di buon successo si è subito fatta in salita, vuoi per le difficoltà di ‘sfondare’ in un settore che a poche centinaia di chilometri ha poli consolidati – come Parma, Bologna, Genova e Firenze, solo per citare i più vicini – vuoi per l’avvento della pandemia che dal 2020 ha gettato in una crisi generalizzata il settore, con diciotto mesi di stop e una ripartenza a singhiozzo avvenuta solo in queste settimane, e solo nei centri più affermati. Arriva in parte da queste considerazioni la decisione dei soci del Centro fieristico della Spezia, stretti da una parte dalla legislatura – con la legge Madia sulle partecipazioni pubbliche che impone la chiusura della partecipata – e dall’altra anche da un bilancio risicato: il canone di locazione annuale consentiva di coprire più o meno i costi, ma a incidere in maniera decisa sul bilancio è l’ammortamento della struttura, tanto che gli ultimi consuntivi si sono chiusi con una perdita di 150mila euro legata quasi unicamente alla perdita di valore dell’immobile. Di certo, la Camera di Commercio e gli altri enti pubblici auspicano di trovare una soluzione entro la fine dell’anno, data entro la quale anche la società partecipata cesserà di esistere.