CHIARA TENCA
Cronaca

Stop a fritti e take-away. Lotta alla turistificazione. Intesa Comune-Regione

Firmato un protocollo per preservare, a Riomaggiore, gli esercizi tipici. Vincoli alle aperture in aree di pregio e obbligo di adesione al Marchio di qualità.

Gli attori dell’intesa. Da sinistra, Lorenzo Viviani, Fabrizia Pecunia e Alessio Piana

Gli attori dell’intesa. Da sinistra, Lorenzo Viviani, Fabrizia Pecunia e Alessio Piana

Menù di fritti, hamburger, patatine e bibite stampati con grafiche improbabili e colori sgargianti, che cozzano con quelli pastello dei palazzi affacciati sui carrugi. Calamite, grembiuli e cappellini Made in China agli antipodi dell’artigianato di valore, uguali in ogni località affetta dall’overtourism. Insegne più adatte a Las Vegas che a un borgo patrimonio dell’Umanità Unesco. Esercizi che richiamano periferie urbane e non scrigni di bellezza.

Alle Cinque Terre si prova a porre fine a questi fenomeni deteriori tipici della ’turistificazione’, che anche qui hanno fatto capolino. Più precisamente, è il Comune di Riomaggiore a lanciare questa crociata, firmando l’intesa con la Regione per promuovere uno sviluppo commerciale sostenibile nel suo territorio. Pochi punti, ma chiari. Il primo è il divieto di aprire una serie di esercizi in quella che viene definita ’zona A’ – visualizzabile sui siti della Regione e del Comune – e che corrisponde al centro abitato di Riomaggiore, Manarola, Groppo e Volastra –, riconosciuti come "portatori di degrado": friggitorie, take away, lavanderie automatiche, phone center, fax-internet point, money transfer, money change, sexy shop, sale giochi e night club, compro oro e centri massaggi.

La seconda è l’obbligo per le nuove attività di somministrazione di alimenti e bevande di aderire ’Marchio di Qualità Ambientale 2.0 – Cets (carta europea del turismo sostenibile, ndr.) fase II’, promosso dal Parco nazionale delle Cinque Terre. Previsto anche un calendario di aperture organizzate nei mesi autunnali e invernali con le attività commerciali esistenti al fine di garantire una continuità di servizio alla comunità, sul solco di quanto già fatto negli anni passati con una serie di provvedimenti ad hoc. Il commercio viene, quindi, individuato dall’intesa come argine al degrado e fattore di sviluppo e preservazione di buona economia e tipicità.

Le basi normative sono nell’articolo 52 del Codice dei beni culturali, che consente l’introduzione di divieti e vincoli agli esercizi commerciali in aree pubbliche a valore archeologico, storico, artistico e paesaggistico. "Questo quadro normativo ci permette di promuovere uno sviluppo economico che rispetti il nostro patrimonio, integrando le tradizioni locali con le esigenze di crescita sostenibile. È un impegno che non riguarda solo il presente, ma guarda al futuro, affinché le generazioni a venire possano vivere in un contesto che conserva e valorizza le nostre tradizioni" commenta la sindaca di Riomaggiore Fabrizia Pecunia.

Il ruolo del piccolo commercio è messo in evidenza come limite alle "aperture indiscriminate, a scarso valore aggiunto, in Comuni dall’alto patrimonio culturale e paesaggistico" ha sottolineato il consigliere delegato allo Sviluppo economico della Regione Liguria Alessio Piana. E il presidente del Parco Lorenzo Viviani ribadisce come la Cets sia "una strada chiara per costruire un turismo che rispetti l’identità del Parco e sia riconosciuto a livello europeo come modello di qualità".

Chiara Tenca