Stop ai corrieri in pieno centro. Sì di Cna e Confcommercio: "Ci saranno benefici per tutti"

Si apre il confronto sulla decisione del Comune di vietare l’accesso ai mezzi pesanti in alcune vie. I rappresentanti della Cgil chiedono un tavolo di concertazione per valutare tutte le posizioni .

Stop ai corrieri in pieno centro. Sì di Cna e Confcommercio: "Ci saranno benefici per tutti"

Una consegna di merce nel centro storico della città

Le imitazioni all’entrata in città ai corrieri non sono ancora entrate in vigore. Ma sarà questione di qualche settimana e poi inizierà la sperimentazione prevista dal Comune per ridurre drasticamente il costante via vai dei mezzi impegnati nella consegna delle merci ai negozi del centro storico. Le associazioni di categoria però si dividono sulla prospettiva del provvedimento. E dopo i dubbi sollevati da Confartigianato è arrivata la risposta di Confcommercio e Cna. Disco verde da parte delle due associazioni, soprattutto dopo le assicurazioni ricevute dall’incontro con gli amministratori. "Non si possono far prevalere gli interessi di pochi a discapito del bene della collettività – spiegano Angelo Matellini del direttore di Cna e Roberto Martini di Confcommercio – ed è per questo che i dubbi sollevati da Confartigianato in merito alle nuove linee guida per lo scarico delle merci in città ci lasciano alquanto perplessi". Circa un mese fa gli assessori del Comune della Spezia, Kristopher Casati e Marco Frascatore, hanno convocato le associazioni di categoria per presentare il progetto sperimentale che prevede delle limitazioni agli accessi nel centro storico da parte dei mezzi di trasporto merce. Il progetto dovrebbe essere operativo a partire dall’autunno, attraverso un’apposita ordinanza.

"Ne corso della riunione – proseguono Matellini e Martini – ci è stato spiegato come la scelta di limitare il via vai di furgoni e mezzi nelle principali vie della città nasca dalla necessità di assicurare la sicurezza dei pedoni e di garantire una migliore vivibilità del centro. Una pratica che in molte altre città italiane è già diventata una consuetudine. Ci hanno inoltre spiegato come i costi per il rifacimento e per la manutenzione della pavimentazione siano elevatissimi e doverci rimettere mano periodicamente sia insostenibile sia per una questione di spesa pubblica sia per i disagi che la presenza di un cantiere reca alle attività della zona". Anche se non ufficialmente sono state individuate le quattro aree di sosta, distanti non più di 200 metri dall’area di via Prione, Corso Cavour e piazza Sant’Agostino.

"Da questi spazi di sosta – continuano – riservate allo scarico delle merci è possibile raggiungere in breve tempo le varie attività commerciali dislocate in città. Ci saranno inoltre a seconda dei casi varie deroghe. Ed è proprio questo il motivo che ha spinto le nostre associazioni a dare parere positivo. Il Comune infatti ci ha rassicurato sul fatto che gli stesi trasportatori avranno più spazi, ampi e sicuri, nelle adiacenze delle attività dove potersi fermare per il trasporto delle merci. Quello che al momento manca è la bozza con i punti di riferimento delle zone adibite a carico e scarico che saranno aggiunti e che riteniamo fondamentali per avere più chiara la situazione. Dobbiamo avere una visione più ampia, che guardi al bene comune e al futuro della città, promuovendo soluzioni che, pur comportando qualche sacrificio iniziale, porteranno benefici duraturi per tutti".

Più dura la reazione da parte della rappresentanza sindacale che ha lamentato la mancata concertazione dell’iniziativa. "Si può tutelare il centro storico e garantire la sicurezza – spiega Stefano Bettalli – in altri modi come ad esempio istituendo delle fasce orarie. Dislocare i mezzi lontano dalle attività comporta maggior fatica perchè non tutti consegnano una scatoletta oppure un libro ma merci pesanti. Non dimentichiamo il caso del lavoratore che proprio l’anno scorso ha perso la vita mentre stava trasportando un peso. Questa soluzione quindi diventerà un problema per i lavoratori". Una decisione presa a un tavolo dove non si sono seduti i sindacati. "Quando si prendono posizioni così rigide – spiega Giorgia Vallone di Filcams – come la chiusura del centro a lavoratori si dovrebbe avere un’idea di progettazione per garantire a tutti le stesse condizioni e rispondee ai bisogni di datori di lavoro, dipendenti e utenti".

Massimo Merluzzi