Sulle orme dei nostri partigiani. Operazioni anche nel parmense

Ecco come nacque il distaccamento “Muccini” di Flavio Bertone e Paolino Ranieri

Sulle orme dei nostri partigiani. Operazioni anche nel parmense

Ecco come nacque il distaccamento “Muccini” di Flavio Bertone e Paolino Ranieri

I partigiani spezzini operarono, fin dall’inizio, non solo in Lunigiana ma anche nel Parmense. La prima azione di rilievo fu a Valmozzola, il 12 marzo 1944. Dal gruppo di Valmozzola nacque il distaccamento Muccini del Battaglione Ralli (comandante Flavio Bertone “Walter”, commissario politico Paolino Ranieri “Andrea”, entrambi sarzanesi) protagonisti della costituzione della libera Repubblica del Ceno. Tra le prime bande in Val di Vara e Val di Taro c’erano i gruppi Beretta e Centocroci, che poi si fusero nella Centocroci. L’afflusso dei renitenti alla leva aveva ingrossato le fila dei partigiani: a fine giugno erano 500 in Val Ceno e 480 in Val Taro. In Val Ceno prevalevano i garibaldini, giovani comunisti inviati da Parma e da altre zone, tra cui Sarzana, Arcola, La Spezia: una presenza “esterna” che in alcuni settori della popolazione fu vissuta come una sorta di occupazione. In Val Taro le bande avevano invece un orientamento autonomo e moderato, ed era più forte la presenza di partigiani nativi della valle. La Centocroci, comandata da Federico Salvestri “Richetto”, carabiniere badogliano di Caranza di Varese Ligure, era composta anche da giovani comunisti spezzini. Sulla scia dell’entusiamo per l’avanzata alleata i garibaldini occuparono Bardi il 10 giugno 1944. Gli autonomi della Val Taro, inizialmente non convinti, passarono poi all’attacco. Il 15 giugno la Centocroci occupò Bedonia, le altre bande Borgotaro il 26 giugno. La zona libera comprendeva anche territori liguri: San Pietro Vara, Varese Ligure, Borzonasca, Rezoaglio e Santo Stefano d’Aveto. In Val Taro arrivò il colonnello Pietro Laviani Lucidi, che insediò il comando a Compiano. In entrambe le zone libere gestire l’amministrazione civile non fu semplice: un primo tentativo di democrazia dal basso dopo vent’anni di dittatura.

Agli spezzini fu affidata l’esecuzione di una parte importante del piano di occupazione di Bardi. Alloggiarono in scuole e nel castello, ben accolti dai bardigiani. Il ruolo principale dei partigiani fu sempre quello militare, di difesa dei territori liberi dagli attacchi nemici. I tedeschi non potevano tollerare la perdita del controllo di infrastrutture viarie e ferroviarie strategiche in Val Taro, e accanirono nella loro riconquista. La valle fu difesa per tutta la prima quindicina di luglio: memorabili le battaglie della Manubiola (30 giugno), Grifola (8 luglio) e Pelosa di Varese Ligure (11 luglio). I tedeschi ebbero molti caduti e prigionieri. A Pelosa furono uccisi alcuni partigiani, tra cui il 17enne Angelo Galligani, di Migliarina, e il siciliano Santo Barbagallo, oggi sepolti insieme ai Boschetti, da fraterni amici come sempre erano stati. Le rappresaglie furono terribili: una lunga scia di sangue annullò temporaneamente la presenza partigiana in quei luoghi. Il gruppo Muccini rientrò nel sarzanese. La Centocroci di “Richetto”, contraria alla tregua con i tedeschi voluta dalle altre formazioni, nell’autunno 1944 sarà protagonista di molte battaglie della Resistenza valtarese.

Giorgio Pagano

(co-presidente del Comitato provinciale Unitario della Resistenza)