Introdotto per garantire continuità lavorativa ai tempi della pandemia, lo smart working per alcuni enti e società è diventato strutturale. Al Cssn, il Centro di supporto e sperimentazione navale, l’ultimo accordo sindacale ha portato non solo alla riduzione del lavoro ’da casa’, ma anche a un taglio alla flessibilità legata agli orari di lavoro. Un’intesa non sottoscritta da Flp Difesa, che con Alessandro Collevecchio sottolinea come sia "difficile innovare la pubblica amministrazione se alcuni direttori camminano con la testa rivolta all’indietro, in un contesto dove sarebbero chiamati ad essere promotori di quel cambiamento necessario al mondo del lavoro ed al Paese. L’esperienza maturata in tema di lavoro agile in periodo pandemico e la nuova concezione di conciliazione della vita privata con la vita lavorativa sembra essere sparita dai radar. Già a giugno avevamo contestato per il Cssn la riduzione dello Smart Working da due giorni ad uno. Anche in quella occasione non firmammo l’ accordo. Tuttavia lo stesso direttore del Cssn ha continuato con l’intendimento di eliminare alcune tipologie di orario e ridurre la flessibilità". L’accordo, oltre che tagliare lo smart working da due a un giorno a settimana, ha ridotto la flessibilità in ingresso e in uscita, che passa da sessanta a quarantacinque minuti. Ridotta anche la flessibilità sull’orario uniformato, che ora prevede la possibilità di svolgere rientri pomeridiani solo al lunedì e al mercoledì. "Mentre il mondo economico e sociale viaggia verso la trasformazione del rapporto di lavoro, valutando le produttività e i servizi resi, andando incontro al benessere organizzativo, tutelando contemporaneamente le necessità di vita privata in un tessuto sociale, dove anche le strutture familiari sono diverse da quelle del passato, il Ministero della Difesa rischia, per colpa di qualche dirigenza, di restare fermo al palo, soprattutto se permangono idee arcaiche" chiosa Collevecchio.
Matteo Marcello