ALMA MARTINA POGGI
Cronaca

Tanta voglia di pace. Il coraggio di Xenia: "Mi sono arruolata per difendere l’Ucraina"

In piazza Europa l’iniziativa nel secondo anniversario del conflitto "Aiutateci a fermare questa tragedia, non possiamo vivere così". La solidarietà degli spezzini: "Siamo vicini alle vostre sofferenze".

Tanta voglia di pace. Il coraggio di Xenia: "Mi sono arruolata per difendere l’Ucraina"

Tanta voglia di pace. Il coraggio di Xenia: "Mi sono arruolata per difendere l’Ucraina"

Al centro del salotto, sul tavolino, davanti al comodo divano angolare il pc portatile è perfettamente intatto e ancora aperto: lo schermo nero in standby. In cucina, a risaltare più di tutto è certamente il grande frigo a due ante quasi interamente ricoperto da piccole calamite metalliche che appuntano le fotografie dei padroni di quell’appartamento; ritratti felici e spensierati nelle diverse località di vacanza. Nel forno a microonde, invece, un piatto con la pietanza è ancora inserito. Ma nessuno, quel pranzo, lo consumerà più. Perché è sufficiente allargare appena lo sguardo per vedere che il resto degli elettrodomestici e dei mobili di quella casa, dal gusto europeo e moderno, è andato distrutto. Squartato e fuso dal calore delle bombe esplose che hanno massacrato Irpin’ e i suoi abitanti; e quel soggiorno e quella cucina sono ora stanze a cielo aperto.

E’ la fotografia di parole che il fotoreporter Ciro Cortellessa scatta tra i suoi ricordi mentre racconta di quando durante il suo primo reportage in Ucraina (lavoro che è oggi parte della mostra ’Sull’orlo della guerra’ visitabile a Palazzo Ducale a Genova, sino al 10 marzo 2024) ha visto la distruzione regnare da nord a sud del paese. E’ l’immagine della "vita interrotta" - come la definisce lui – nel bel mezzo del suo fluire quotidiano, quando il 24 febbraio 2022 le forze armate russe hanno invaso il territorio ucraino con attacchi aerei e missilistici a tappeto. "Quello che mi ha colpito – ricorda Cortellessa – di questo conflitto rispetto agli altri scenari bellici che ho visto è stato l’impatto spettrale di abitazioni che, squarciate, offrivano la visione sospesa di vite concrete lasciate a metà".

A dipingere invece l’immagine della vita che, fiera, orgogliosa e tenace, ha resistito e ancor oggi continua sono Olena Ahtemiychuk, Ksenya Mykolenko e Irina Mariokytay presenti anche loro lo scorso sabato pomeriggio in piazza Europa alla Spezia dove la comunità ucraina del territorio e l’associazione italo-ucraina ’Heroiam Slava’ si è riunita per il secondo anniversario dell’invasione. "Ho voluto essere qua – spiega Olena Ahtemiychuk, che pur risiedendo in Italia da 24 anni è nata a Cernivci dove tornava regolarmente – perché da quando il mio paese è stato invaso, non sono più riuscita a farvi ritorno. Lì ho ancora la mia famiglia che fortunatamente abita molto lontana dal fronte ma la cui vita non è più vita. Ogni giorno, mi raccontano, saltano le utenze improvvisamente e, quel che è peggio, suonano continui allarmi bomba che ti fanno abbandonare ciò che stai facendo e correre con il cuore in gola. Vogliamo ribadire che non si può vivere in questo modo, ricordando a tutti che quello che sta succedendo in Ucraina potrebbe verificarsi ovunque". A sventolare alta la bandiera gialloblu sabato anche Xenia Mykolenko che sul campo ha combattuto per davvero: "Dopo aver portato in Italia, in salvo, mio figlio e mia mamma – racconta – sono rientrata nel mio paese per combattere. Mi sono infatti arruolata, raggiungendo mio marito che ancor oggi è là". Xenia infatti, è tornata in Italia per crescere suo figlio e a chi si complimenta con lei per il suo coraggio risponde schermendosi: "Non ho fatto nulla di straordinario ma ho solo protetto la mia patria".

Altrettanto drammatico il racconto di Irina Mariokytay, anche lei trapiantata nel nostro paese ma con il cuore rimasto a Cerkasy: "Aiutateci a fermare questa tragedia – esorta – che provoca vittime ogni giorno: i miei parenti sono a combattere o sono morti, come la scorsa settimana, in cui è stato ucciso mio cugino di soli vent’anni. Combattendo. Bisogna sapere tuttavia che là non uccidono solo le armi ma anche chi resta nelle case, donne, anziani e bambini, muore di dolore e di terrore a poco a poco. La nostra presenza vuole sconfiggere l’indifferenza che il trascorrere del tempo purtroppo produce, l’Ucraina ha bisogno d’aiuto ora più che mai".

Ma in piazza Europa ci sono anche Italiani, come Maurizio Fregoso, compagno di Olena che ha fatto sue le radici della propria compagna, al punto da averne imparato la lingua: "Tutte le persone qui riunite questa sera – precisa – sono la voce dell’Ucraina unita che grida la sua sofferenza. Questo conflitto disumano e senza senso va fermato". Al loro fianco, presente in piazza Europa anche l’avvocato Gabriele Dallara del foro spezzino, presidente dell’Associazione italo-ucraina ’Heroiam Slava’: "Ci sentiamo molto vicini – dice – alla comunità ucraina e partecipiamo a questo momento storico di grande dolore. Pur essendo persone pacifiche e democratiche, noi riconosciamo allo stato aggredito il principio dell’autodifesa, per questo ne condividiamo le iniziative e aiutiamo i rifugiati presenti sul nostro territorio".