
Il comune di Porto Venere perde parzialmente la causa in appello contro l’Aeronautica, avente come oggetto la richiesta di pagamento di circa tre milioni per la Tari del triennio 2010 2012, in relazione alle superfici dell’isola Palmaria. L’amministrazione non si dà per vinta e dà incarico nuovamente dell’isola all’avvocato Pietro Piciocchi del Foro di Genova a proseguire l’iter del contenzioso verso la Cassazione. Decisione questa che costerà alle casse comunali 16.287 euro, oltre alle spese già sostenute finora. In sede dibattimentale, davanti alla commissione tributaria regionale della Liguria, l’Aeronautica si era opposta alla richiesta di pagamento della Tari, adducendo come motivazione che l’area oggetto del contenzioso è un centro di addestramento militare, mentre per il comune si tratta di un’attività turistico ricettiva, in altre parole, di uno stabilimento balneare. Su questo ha avuto ragione il comune ma, per quanto riguarda la tassazione delle cosiddette aree scoperte, nella sentenza emessa dalla quarta sezione della commissione tributaria regionale della Liguria, sottoscritta dal presidente Massimo Gino Fanucci, dal relatore Pietro Assandri e dal giudice Davide Ponte, le motivazione hanno portato il giudice a dare torto all’amministrazione sono così citate: "Il comune non fornisce validi argomenti volti a dimostrare la tassabilità delle ulteriori superfici scoperte, posto che l’essere suscettibile di presenza umana non integra il presupposto impositivo dell’idoneità alla produzione dei rifiuti. Del resto lo stesso comune aveva già dichiarato di avere escluso dalle aree imponibili quelle boschive o ritenute eccessivamente ripide, precisando di avere escluso dal computo le aree collocate al di sopra dei 6 metri di quota, rispetto al livello del mare".
In pratica è stato stabilito che la richiesta del Comune era oltremodo eccessiva, perché aveva calcolato anche aree non imponibili. Un parziale accoglimento quindi dell’appello dell’Aeronautica militare che l’avvocato Pietro Piciocchi così commenta: "Il giudice ha disatteso le risultanze della consulenza tecnica d’ufficio, ritenendo che non debbano essere tassate le aree scoperte, mentre la legge sulla Tari prevede il contrario. Sulla base di questo presupposto faremo ricorso in Cassazione. Sono state però ridotte le misure tassabili e sono state ricalcolate per effetto di una consulenza tecnica disposta dalla commissione tributaria, ma secondo noi non è corretto, perché un conto sono le aree boschive sulle quali non abbiamo nulla da recriminare, un conto sono le aree scoperte di quello che è un campeggio e che quindi va tassato. Per quale motivo l’Aeronautica non deve pagare come pagano tutti i campeggi di questo mondo?". Sarà la Cassazione ad avere l’ultima parola.
Viliana Trombetta