E’ tornato nella natia Genova, dove ieri è stato insignito del premio LericiPea ’Liguri nel mondo’: Tomaso Poggio, professore al MIT di Boston, dove dirige il dipartimento di Brain & Cognitive Sciences e co-presiede il Centro Nsf Brains, Minds and Machines, parla di intelligenza naturale e artificiale.
Professore, lei le studia da anni: come dialogano?
"Durante la cerimonia, abbiamo parlato della gara fra le due. Anni fa ero abbastanza convinto che la strada migliore per costruire l’Ai fosse scoprire almeno in parte come funziona quella naturale, per poi provare a riprodurla nelle macchine. Questo è successo fino a 8-9 anni fa e quanto conoscevamo sul cervello, in particolare sulla corteccia visiva, ha ispirato molti studi. Poi, dalla neuroscienza si è passati alla strada ingegneristica dal 2015 con i large language models come ChatGPT. Non è né una perdita né un vantaggio, ma il problema più grosso della scienza è capire come funziona la nostra intelligenza, importante per applicazioni pratiche come ripararlo quando si rompe, ma anche per capire come collegarlo ad una macchina in futuro, anche se una prospettiva un po’ fantascientifica. Si stanno muovendo in questa direzione società come Neuralink di Elon Musk".
Qual è il giusto approccio all’Ai?
"Un po’ come con le altre tecnologie potenti: ci sono potenzialmente vantaggi enormi e anche pericoli grossi, dipende da noi. Sono ottimista, penso che i vantaggi siano molto più grandi degli svantaggi e che possa aiutare la società, rendendola meno povera; ma bisognerà redistribuire la ricchezza".
Ha dichiarato che la macchina non sottometterà l’uomo...
"C’è la possibilità che accada, ma è piccola: non credo che questo avverrà. Non mancano i pericoli, ma penso che si possano controllare e che i vantaggi saranno maggiori. Tocca a noi".
Come?
"Servono regole, anche se non troppo stringenti perché non si può impedire di far ricerca sull’Ai: se in Ue si dice no, si fa da altre parti".
In epoca di analfabetismo funzionale crescente, l’Ai può far deflagrare problema delle fake news?
"Purtroppo inquinamento dei media e misinformazione non sono solo legati all’Ai. Ci vorrebbe un controllo più forte delle cose non vere messe in rete, come farlo è un problema della società e della politica. L’Ai potrebbe forse aiutare a risolvere la questione".
Lei vive all’estero, ma non ha mai reciso il legame con l’Italia: vede approcci diversi a questo mondo?
"Ci sono ricercatori bravi in tutto il mondo, Italia inclusa; quel che manca è un’industria che sia veramente competitiva nel campo; in Europa c’è Google a Londra, con Deep Mind: uno dei centri più avanzati, ma in generale nel continente presenza e competizione nel campo mancano, mentre sono molto forti in Cina e negli Stati Uniti". Ha ottenuto il riconoscimento ’Liguri nel mondo’ del premio Lerici Pea ed è stato ospite del festival della Mente: il legame con la sua regione di origine si conserva....
"Sono fiero di esser ligure: ci torno spesso, ho una casa a Genova e una alle Cinque Terre, siamo una terra di esploratori. Trovo interessante un parallelo fra Venezia e Genova, che sono state in guerra per secoli: la prima è stupenda, ma divenuta un museo dove la gente lavora e basta, la seconda, invece, tiene stretta la vita vera".