Toti ai domiciliari, l’inchiesta: al setaccio pc e smartphone del presidente

Saranno acquisiti messaggi e mail, verosimilmente con l’uso di parole chiave

Genova, 20 maggio 2024 – Una settimana che potrebbe essere decisiva per l’inchiesta sulla presunta corruzione che ha sconquassato la Regione Liguria facendo finire agli arresti domiciliari il presidente Giovanni Toti. Già oggi dovrebbero essere effettuate le copie forensi di telefoni, computer e altri dispositivi del governatore e poi degli altri indagati. Saranno acquisiti messaggi e mail, verosimilmente con l’uso di parole chiave.

Tutto materiale che servirà ad integrare e a cercare riscontri alla già corposa documentazione e alle intercettazioni alla base dell’inchiesta. Sempre oggi scadono i termini per i ricorsi da presentare al Tribunale del Riesame. Per ora l’unico a fare appello – per ciò che riguarda l’inchiesta genovese – è stato l’imprenditore Mauro Vianello. Toti, ha fatto sapere la difesa, non ricorrerà al Riesame. Così come Aldo Spinelli, ai domiciliari come il governatore. Toti attende, come ribadito dal legale Stefano Savi, di essere interrogato dai pm ma i magistrati hanno fatto sapere che prima di ascoltarlo intendono approfondire i punti dell’inchiesta. In questo senso determinanti saranno le audizioni di testi in programma da domani, tra cui anche il sindaco di Genova, Marco Bucci.

Intanto, nell’edificio che affaccia su piazza De Ferrari pare regnare una calma apparente, come se l’arresto del governatore Giovanni Toti avesse congelato i rapporti di forza all’interno della giunta regionale. Una situazione di attesa, probabilmente dettata dagli eventi che accadranno nelle prossime settimane, primo fra tutti proprio l’interrogatorio di Toti, dal quale le forze politiche si attendono, a stretto giro di posta dal colloquio coi pm, una decisione circa le dimissioni.

Nel frattempo gli equilibri sono più che mai delicati. Da una parte c’è la Lega, che fa blocco. Poi ci sono Forza Italia e Fratelli d’Italia (che ha il mal di pancia a vedere la Lega che guida la Regione) che rivendicano maggiore visibilità e potere decisionale. Ci sono i totiani e poi c’è Angelo Gratarola, un ‘tecnico’ voluto da Toti per gestire la sanità. Tutti dicono che non c’è tensione. Domani, in consiglio regionale, si dovrà però votare la richiesta di mutuo per 57 milioni di euro per finanziare il secondo lotto della grande diga di Genova. Tema spinoso, per il quale non sono escluse sorprese.