STEFANO BROGIONI
Cronaca

Inchiesta in Liguria, la versione di Toti: “Mi sono attivato per tanti imprenditori. I miei non erano favori”

Il governatore: “Mi sono sempre mosso solo per interesse pubblico. Il suo legale non ha ancora richiesto la revoca dei domiciliari. Domani sarà interrogato Signorini, ex presidente dell’Autorità portuale

Genova, 26 maggio 2024 – Il sistema Toti secondo Toti: il governatore agli arresti domiciliari confessa di essersi attivato anche per questioni care all’armatore Grimaldi, che, al contrario di Aldo Spinelli, non gli ha mai erogato contribuzioni. Lo fa per difendersi dall’accusa di corruzione, ma anche, polemicamente, per far capire che un altro caso che lo ha impegnato nella gestione dell’economia del porto di Genova "per quanto concomitante" con gli altri episodi oggetto delle contestazioni nei suoi confronti, non sia finito nelle carte del Liguria-gate. Toti, nella sua memoria di diciassette pagine consegnata ai pm nel giorno dell’interrogatorio blindato, tenutosi in una caserma irraggiungibile ai cronisti, racconta di aver incontrato più volte il gruppo Grimaldi e il direttore generale di Asso-armatori "per permettere l’ingresso del più importante armatore di bandiera italiana (Grimaldi, appunto) nel porto di Genova dopo che esso aveva pubblicamente lamentato, in vista dello spostamento dei depositi chimici al Ponte San Giorgio, una propria penalizzazione circa la possibilità di lavorare nello scalo".

La polemica, approdata anche sulle cronache dell’epoca, riguardava una riprogettazione delle banchine che includeva l’inserimento, nel bacino portuale, dei depositi chimici. Prospettiva che Emanuele Grimaldi, leader sulle ‘autostrade del mare’, contestava pubblicamente, in nome del suo interesse ma anche della sicurezza dei cittadini che si sarebbero trovati un deposito potenzialmente pericoloso "sotto le case".

“Poiché – argomenta il governatore – ritenni di interesse pubblico non perdere il traffico generato da Grimaldi nonostante l’intenzione del Comune di spostare i depositi chimici, mi attivai in una serie di incontri volti a incrociare le esigenze e i piani di sviluppo di vari soggetti del porto dal momento che la regione riteneva di pubblico interesse anche per il lavoro che i traffici di Grimaldi portavano alla Compagnia Unica".

"È da sottolineare – prosegue Toti – che tale mio interessamento, analogo a quello per la vicenda oggetto delle indagini, avveniva senza che i due soggetti (Singapore Port Authority e Grimaldi) fossero contributori del comitato Toti, ma, al contrario, sia Grimaldi, attraverso la partecipazione a manifestazioni politiche, sia l’azionista italiano di Psa, per storia, venissero attribuiti alla parte politica avversa".

Per respingere le accuse di aver svenduto la sua carica a chi ne finanziava la politica, Toti ha elencato alla procura una serie di interlocuzioni con privati e grossi gruppi imprenditoriali italiani che mai hanno contribuito alle sue campagne elettorali o a quelle di candidati a lui vicini. Tra questi anche oppositori, come la Intermarine dei fratelli Colaninno (Matteo è stato in parlamento con il Pd), incontrati per risolvere la questione di uno stabilimento navale sul fiume Magra, o big come Webuild, Pizzarotti, Fincantieri, "principali aziende di costruzione italiane con miliardi di appalti sul territorio. Decine e decine di incontri per agevolare il rapido disbrigo di ogni genere di pratica e accelerare la partenza di ogni cantiere. Aziende - ribadisce - mai rientrante nell’elenco degli erogatori liberali".

Intanto, si congela la pratica della richiesta di revoca della misura applicata il 7 maggio scorso: il legale di Toti, Stefano Savi, non ha ancora presentato l’istanza. Forse perché domani c’è un nuovo round di interrogatori. Stavolta, a comparire davanti ai pm Manotti, Monteverde e Miniati sarà Paolo Emilio Signorini, l’ex presidente dell’Autorità portuale e ad (sospeso) di Iren. Alle accuse di essere stato corrotto a suon di viaggi a Monte Carlo e regali da Spinelli, si aggiunge anche l’ipotesi del "favore restituito" all’amico imprenditore Mauro Vianello, destinatario di una consulenza (anch’essa stoppata) da parte di Iren dopo l’arrivo di Signorini.

La deputata Ilaria Cavo, tirata in ballo da Toti nel capitolo del suo interrogatorio sui voti riesini, è già stata sentita dai pm. "Non posso entrare nei dettagli di un esame reso come testimone, che chiarirebbe passaggi e comportamenti in maniera contestualizzata. Mi limito a sottolineare la mia presa di distanza dai fratelli Testa con i quali, proprio per aver avuto un incontro mesi prima delle elezioni del 2020, come riportato dagli organi di stampa, organizzato da un parlamentare, non ho voluto assolutamente proseguire alcun rapporto con loro in occasione della campagna delle elezioni regionali del 2020 e in seguito".