REDAZIONE LA SPEZIA

Tremila operatori e 17 navi. E un solo uomo al comando: "Una vita a bordo per servire gli interessi del nostro Paese"

L’ammiraglio Frumento spiega potenzialità e funzioni della Prima divisione di stanza nel Golfo "Fiore all’occhiello della Marina grazie alla complessa filiera che abbraccia cantieri e mare".

Tremila operatori e 17 navi. E un solo uomo al comando: "Una vita a bordo per servire gli interessi del nostro Paese"

LA SPEZIA

"Il connubio tra la Marina militare e il Golfo della Spezia non è mai stato in discussione. La presenza della Marina è un punto di forza per quest’area e viceversa, da sempre. Operiamo in mare: per gli spezzini, per gli italiani, per la sicurezza e per difendere gli interessi del nostro Paese, così come stiamo facendo con Nave Duilio e con l’operazione Mediterraneo sicuro". Il contrammiraglio Stefano Frumento apre a ’La Nazione’ le porte della Prima divisione navale per un’intervista esclusiva in cui traccia il presente e il futuro della forza armata. Un futuro che l’avvento del progetto ’Basi Blu’ promette di legare a doppio filo con i destini della città, confermando il ruolo di cardine dell’operatività navale del Paese riconosciuto già oggi alla Base navale da un lato e alla Prima divisione dall’altro.

Ammiraglio, quello tra la Marina e la città è un legame antico. Come si è evoluto nel tempo?

"La base navale della Spezia ha ancora oggi una funzione molto importante, direi insostituibile, per vari motivi: per le caratteristiche morfologiche del territorio che la accoglie, ideali sotto il profilo delle esigenze di difesa; per la posizione baricentrica del Golfo, logisticamente strategica; per la vicinanza del Polo della cantieristica, da cui provengono le nostre unità. Questa connessione è per noi fondamentale".

All’interno di questa complessa filiera qual è il ruolo della Prima divisione navale?

"La presenza di questo tessuto interconnesso di funzioni produttive, militari e di presidio ci dà la possibilità di supportare l’allestimento delle unità navali sin dalle prime prove in mare. Una volta che la nave viene consegnata alla Marina, la Prima divisione svolge una fase determinante, che riguarda l’addestramento preliminare, la verifica e la certificazione".

Ci sono altri compiti?

"Il compito primario è quello di garantire la scorta a unità e gruppi navali, anche a beneficio di paesi alleati. Altra funzione centrale è l’attività di addestramento, che può andare dal singolo equipaggio al gruppo di navi,e che può essere condotta assieme alle Marine dei paesi alleati, con l’obiettivo di sviluppare capacità di operare ’parlando’ la stessa lingua con dispositivi condivisi".

Non solo esercitazioni, ovviamente: è recente la partenza di Nave Duilio alla volta del Mar Rosso, per prendere parte alla missione europea Aspides finalizzata a garantire protezione alle navi mercantili in transito verso l’Europa...

"Operiamo per difendere gli interessi del Paese, la missione di Nave Duilio ne è l’esempio. La specificità della nostra forza armata è sempre stata questa: equipaggiare mezzi idonei e formare uomini e donne pronti a reagire di fronte a qualsiasi necessità".

Oltre a Nave Duilio, ci sono altre unità della Prima divisione impegnate in mare aperto?

"Attualmente abbiamo Nave Rizzo impegnata in un dispositivo Nato nel mar Baltico, e Nave Margottini impegnata nell’operazione Mediterraneo Sicuro, di cui a breve prenderò il comando".

Quante sono le navi riconducibili alla Prima divisione navale? A quanto ammonta l’organico?

"Attualmente ci sono 17 navi, tra le quali nove unità maggiori – quattro Fremm, due fregate, i pattugliatori polivalenti d’altura, e Nave Elettra – e cinque unità che fanno parte del gruppo ausiliario. Altro fiore all’occhiello, la presenza delle due navi scuola Palinuro e Vespucci. Un vanto poterle annoverare nella Prima divisione".

In questo contesto, l’efficienza delle unità navali è fondamentale. Come viene garantita?

"La manutenzione è gestita dal Sen, il Servizio efficienza navi, composto da personale militare e civile, che può intervenire direttamente appure con l’ausilio di aziende specializzate".

Il progetto ’Basi Blu’ si pone l’obiettivo non solo di ammodernare le strutture della Base navale, ma anche di creare nuove banchine. Può essere la chiave per una crescita della Divisione e anche per rilanciare il ruolo della base spezzina?

"Non posso che essere soddisfatto di progetti che possano migliorare la base e andare di pari passo con lo sviluppo e la costruzione di nuove unità navali".

In questo senso, da anni si parla dell’ammodernamento del Molo Varicella per permettere l’ormeggio di Nave Trieste, attualmente in allestimento allo stabilimento Fincantieri del Muggiano. Sarà così?

"Al momento non sappiamo se Nave Trieste sarà assegnata alla Prima divisione. Qualora fosse così, ci faremo trovare pronti".

Eppure, in città, non c’è solo chi riconosce il ruolo della Marina militare per il territorio, ma anche chi insiste sulla necessità di un disimpegno della forza armata, magari per ricavare nuovi spazi da destinare a usi civii. Che ne pensa?

"Personalmente, non ho mai percepito questo malcontento, e conosco il territorio da molti anni. Lavoriamo per gli spezzini, per gli italiani, operiamo per la sicurezza in mare e per difendere gli interessi del Paese".

Quali sono i valori con cui oggi i giovani si arruolano in Marina?

"Oggi forse il contesto geopolitico è diverso rispetto al passato, anche se tensioni più o meno latenti ci sono sempre state e alle latitudini più disparate. Ma i valori con i quali ci si avvicina alla professione non cambiano: chi si arruola, lo fa con la volontà di servire e difendere il Paese. Il nostro slancio per servire garantire la sicurezza marittima, così come la motivazione degli equipaggi che operano in mare, è sempre molto elevato e massima è la preparazione professionale".

Roberta Della Maggesa

Matteo Marcello