Trenitalia, via libera alla desecretazione degli atti

Il Consiglio di Stato ha dato ragione ai pendolari: sul tavolo il contratto di servizio stipulato con la Regione e gli introiti della tariffa 5 Terre

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Via libera alla desecretazione di parte del contratto di servizio del trasporto pubblico ferroviario stupulato tra Trenitalia e Regione Liguria, nonché della documentazione legata ai biglietti a ‘tariffa Cinque Terre’. È di ieri la sentenza con cui il Consiglio di Stato ha respinto l’appello del colosso dei trasporti contro la sentenza con cui il Tar aveva accolto in parte l’affondo di ventinove tra associazioni, attività imprenditoriali e cittadini delle Cinque terre, ordinando a Trenitalia di fornire gran parte degli atti che regolano il contratto di servizio.

La sentenza dei magistrati romani conferma nella sostanza il dispositivo vergato alla fine del dicembre 2019 dai giudici del tribunale amministrativo ligure, che dava il via libera alla consultazione da parte dei cittadini "mediante visione ed estrazione di copia" di parte del contratto per il trasporto pubblico stipulato con Trenitalia per il periodo 2018-2032, ovvero quella relativa al piano economico finanziario, al conto economico regionale e di monitoraggio delle differenze annuali, nonché agli investimenti. Non solo. Il tribunale amministrativo regionale aveva inoltre ordinato all’ente regionale di comunicare ai ricorrenti il numero di biglietti a ‘tariffa Cinque Terre’ venduti, e i relativi introiti. Ma se la Regione Liguria decise di non impugnare gli atti, andando incontro alle richieste di trasparenza manifestato dai ricorrenti, di diverso avviso fu Trenitalia, che poco presento appello contro la sentenza. Ieri, il capitolo finale della vicenda, destinato a soddisfare gli operatori delle Cinque terre assistiti dall’avvocato Roberto Lamma.

Una battaglia lunga quasi due anni: nel maggio del 2019 associazioni, imprenditori e cittadini delle Cinque Terre avevano inoltrato alla Regione un’istanza di accesso civico con l’obiettivo di entrare in possesso sia del documento riassuntivo degli introiti del 2018, sia di alcuni allegati del contratto di servizio. Gli uffici regionali risposero picche, innescando il ricorso al Tar, con i giudici che alla fine del 2019 accolsero, seppur parzialmente, le istanze popolari, sottolineando come "la conoscenza dei documenti richiesti appare pertinente al controllo sul perseguimento delle funzioni istituzionali e all’utilizzo delle risorse pubbliche nello strategico settore dei trasporti pubblici", e specificando che la richiesta inerente i biglietti a tariffa Cinque terre andasse accolta "poiché il biglietto costituisce un titolo di viaggio distinto dai restanti: è ammissibile la richiesta di accesso limitatamente al numero di biglietti a tariffa 5 terre venduti e agli introiti conseguiti". Ieri la sentenza del Consiglio di stato, con i giudici romani che hanno confermato il dispositivo di primo grado, respingendo l’affondo di Trenitalia, spiegando come "appare a dir poco improprio evocare segreti industriali e commerciali da non mettere a repentaglio in una situazione di concorrenza, solo che si consideri che qui si versa, di fatto, in una situazione pressoché monopolistica, per di più garantita per molti anni e in un territorio dove il traffico veicolare è forzosamente limitato per carenza e modestia delle infrastrutture stradali da condizioni naturali e non sostituibile dai servizi marittimi che, pur esistenti, mai potrebbero costituire un’efficace sostituzione della linea ferroviaria, per la natura limitata dell’offerta e la loro stagionalità".

Matteo Marcello