
Tubocubo riparte da Angei. Le opere dell’artista allestite in via Carpenino
Un evento, un solo giorno. Sabato 4 novembre alle 18, Tubocubo riapre i suoi battenti dopo la pausa estiva, fedele alla sua identità e alla sua formula ormai consueta: la galleria di via Carpenino 6 ospiterà le opere dell’artista Massimo Angei, spezzino che vive e lavora a Sarzana. La mostra, intitolata "Invisibile" e curata da Mattia Lapperier, sarà costituita da una grande tela e altri sei lavori di piccole dimensioni. "Ho scelto Massimo perché da almeno dieci anni è il mio pittore preferito" spiega Roberto Pelosi, che ha dato vita a questa realtà nel segno del mecenatismo e della valorizzazione dei talenti, soprattutto locali. E di certo, Angei di talento ne ha da vendere: pittore – si è laureato in pittura all’Accademia di Belle Arti di Carrara –, fotografo free lance, con pubblicazioni su riviste italiane e internazionali, svoltò nel 2006 quando, durante la notte del 4 aprile, un impetuoso e inaspettato desiderio di riprendere i pennelli in mano gli rese la notte insonne.
Nuova vita, una produzione che non si ferma e tante esposizioni, fra cui quelle presso le gallerie Ponzetta (Pietrasanta), Menhir (Milano) e Anima Mundi Gallery (St. Ives, UK). Ma perché ’Invisibile’? Che cosa rappresenta questo concetto nell’arte di Angei, così sfuggente alle rappresentazioni che caratterizzano solitamente le arti figurative? "Non raffigura e – allo stesso tempo – non si abbandona neppure a una totalizzante astrazione aniconica. La sua pittura suggerisce, allude, bisbiglia allo sguardo, senza rappresentare. Essa è intrisa di vibranti moti interiori che si rapprendono sul supporto e da lì transitano direttamente ai sensi dell’osservatore più attento. È mutevole, in alcuni casi persino cangiante; è infatti opportuno precisare che, per quanto si esaminino i lavori di Angei con estrema attenzione, un guizzo improvviso di luce esterna al dipinto o magari un punto di vista sino a quel momento inesplorato possono svelare minuti ma sorprendenti dettagli" scrive Lapperier. E nell’impalpabilità e nell’incorporeità dell’arte di questa mano, l’invisibile si scorge. Unito a riserbo e discrezione, insieme e forse proprio per quello.
Chiara Tenca