Ultima missione disarmo?. Il mitico incrociatore come piattaforma per il lancio di satelliti

Tra le idee in cantiere anche quella di una pista per il decollo dei droni. Ma all’orizzonte nessuna ipotesi concreta. E si fa strada la demolizione .

Ultima missione disarmo?. Il mitico incrociatore come piattaforma per il lancio di satelliti

Ultima missione disarmo?. Il mitico incrociatore come piattaforma per il lancio di satelliti

Quarant’anni di onorato servizio. E, almeno sulla carta, la consegna di un destino che si chiama disarmo. Il 23 febbraio di quest’anno l’ammiraglio di squadra Enrico Credendino, capo di stato maggiore della Marina militare, ha firmato l’atto che dispone, a decorrere dal primo ottobre del 2024, il passaggio dell’incrociatore Garibaldi dalla piena attività alla situazione ’Rtd Tre’, dove Rtd sta per ridotta tabella di disponibilità: la particolare condizione in cui l’equipaggio, portato al minimo indispensabile, è chiamato a provvedere a mere funzioni di presidio e alle successive operazioni di ’spegnimento’ della nave.

La fine di un mito? Potrebbe essere. In tanti, però, sono pronti a scommettere che l’ultima missione della portaerei sia ancora lontana da arrivare. E la storia che questo bestione di metallo si porta dietro – imponente nella mole e sinuoso nelle forme – sta lì ad ammonire e a suggerire plasticamente che una seconda vita è sempre possibile. Costruito nei cantieri navali di Monfalcone e varato il 4 giugno del 1983, l’incrociatore Garibaldi, prima unità navale di questo genere in forza alla Marina militare italiana, è entrato in servizio nel 1985. Lunga 180 metri e con un ponte di volo di 30, la portaerei ha scritto alcune tra le pagine più interessanti della storia contemporanea della Marina, partecipando in prima linea ad alcune delle più importanti missioni internazionali del nostro Paese: dalle operazioni Ibis in Somalia del 1994-1995, fino alla ’Unified Protector’ di fronte alle coste libiche, nel 2011, passando per la celebre ’Enduring Freedom’, partita da Taranto subito dopo l’attacco alle torri gemelle.

Difficile, con questa storia alle spalle, immaginare che l’iconica nave della Marina possa essere trattata alla stregua di una qualsiasi altra unità destinata al disarmo. E infatti, anche in ambienti militari, si sussarra che il destino del Garibaldi possa essere di tipo diverso. Tra le soluzioni che hanno fatto capolino all’orizzonte c’è anche quella di un impiego dual use collegato al programma ’Simona’, acronimo di sistema di messa in orbita da piattaforma navale. La capacità di suggestione di un progetto di questo tipo è davvero straordinaria;: l’incrociatore potrebbe infatti servire da piattaforma off-shore per il lancio di satelliti militari e civili. Pare che sul tema la Difesa si sia mossa e che ci sia uno studio di fattibilità all’orizzonte, ma eventuali prospettive di attuazione di un programma di così ampio respiro sono ovviamente vincolate a importanti flussi di finanziamento pubblico-privato al momento soltanto aleatori. Insomma, nulla di concreto tra le mani. Stesso ragionamento vale per quanto riguarda l’ipotesi di impiegare il ponte di volo del Garibaldi per la sperimentazione di un sistema porta-droni, ossia come una piattaforma utile a operazioni militari e civili per il decollo e l’appontaggio in ambito marittimo di veicoli senza pilota. L’altra suggestione, buona per tutte le stagioni ma altrettanto aleatoria, è quella di una possibile musealizzazione. La scarsa praticabilità di una prospettiva di questo tipo è rappresentata dal fatto che non risultano al momento manifestazioni di interesse a procedere in questa direzione né da parte di enti pubblici né da parte di realtà private. E la storia delle unità dismesse dalla Marina è purtroppo costellata di esempi di abortiti progetti di trasformazione in chiave museale: dall’incrociatore lanciamissili Vittorio Veneto, per il quale si era pensato il destino di nave-museo e alla fine demolito in un cantiere di Aliağa, all’altrettanto sfortunato epilogo del ’nostro’ sommergibile Da Vinci, che proprio poche settimane fa ha preso il largo. Ultima meta la Turchia.

Roberta Della Maggesa