I primi lavori sono iniziati da qualche mese, altri invece partiranno entro il prossimo anno. Tutti, con l’obiettivo della piena operatività entro tre anni, per la produzione in serie del nuovo main battle tank e della nuova piattaforma Lynx per il programma Armored Infantry Combat System (Aics) nell’ambito del programma per i sistemi terrestri dell’Esercito Italiano realizzato in joint venture con Rheinmetall. Prendono forma, all’interno dell’ex Oto Melara, gli investimenti propedeutici all’incremento della produzione legato al patto con il colosso tedesco e alle moltissime commesse – navali e terrestre – detenute da Leonardo. La Nazione è entrato nella storica azienda per fare il punto sugli investimenti milionari portati avanti da Leonardo. E se nelle officine hanno già fatto capolino nuovi macchinari – assieme a una riorganizzazione delle linee per rendere maggiormente produttivo il ’sistema’ – la vera rivoluzione partirà tra pochi mesi, quando alcuni vecchi capannoni utilizzati per anni solo come magazzino, saranno oggetti di un profondo restauro a fini operativi. è il caso del capannone C2, uno di quelli deputati alla joint venture: 4000 metri quadrati dove troveranno posto le linee di assemblaggio dei nuovi mezzi terrestri dell’Esercito. Un rilancio che riguarderà anche uno dei capannoni del reparto D (oggi magazzino) che diventerà un vero e proprio polo del munizionamento in cui saranno concentrati laboratori, uffici e competenze. Entro metà anno, invece, sarà rinnovato l’edificio del reparto Q, quello dove troveranno posto gli uffici (fino a 40 postazioni) dedicati alla joint venture italo tedesca, così come la nuova pensa a servizio dei dipendenti di Leonardo: naufragata l’idea di costruirla a ridosso dell’area perimetrale che affaccia su via Valdilocchi a causa dei vincoli idrogeologici dettati dal canale che costeggia la strada, il management ha optato per la ristrutturazione del vecchio edificio, che ha comportato maggiori oneri e maggiore tempo di esecuzione. Alla fine, la nuova struttura sarà in grado di preparare fino a duemila pasti al giorno, con seicento posti a sedere, con l’edificio che ospiterà anche una sala per le assemblee di circa duecento posti, spogliatoi e servizi a disposizione dei dipendenti, nonchè una sala per gli incontri istituzionali. A fare da corollario agli investimenti infrastrutturali, una riorganizzazione e rivisitazione degli spazi esistenti per migliorare l’efficienza.
Leonardo, in attesa che Enel si pronunci rispetto alle manifestazioni di interesse presentate per la gestione degli spazi all’interno dell’ex centrale – il colosso dell’armiero aveva presentato la propria adesione per uno dei lotti messi a disposizione, e sono in corso interlocuzioni tra le parti – ha comunque avviato il proprio processo di ampliamento all’interno del proprio compendio, con un occhio alle occasioni che si potrebbero presentare per l’acquisizione di aree esterne. È il caso, per esempio, della pista per il collaudo dei mezzi e dei carri armati. Quella attuale risulta troppo ridotta per soddisfare le esigenze dell’azienda di via Valdilocchi, dalla quale nel prossimo futuro potrebbero uscire tra i 150 e i 200 mezzi all’anno. Leonardo starebbe già valutando l’ipotesi di acquisire un’area non troppo distante dallo stabilimento spezzino, in grado di rispettare i requisiti e di andare incontro alle nuove esigenze operative. Da risolvere, invece, il nodo parcheggi. Il boom di assunzioni si ripercuote infatti sulla carenza di stalli fuori e dentro il perimetro aziendale. Leonardo ha avviato contatti con enti e istituzioni per ovviare al problema. Un’idea porta dritto al nuovo park multipiano del Palamariotti, dal quale potrebbero partire navette dedicate ai lavoratori. Un’ipotesi gradita al management.