L’ultima opera di Molière, ‘Il malato immaginario’, è tra i testi più fortunati e autobiografici del celeberrimo drammaturgo francese. Dopo il successo degli allestimenti dedicati a classici come ‘La locandiera’ di Goldoni e ‘La bisbetica domata’ di Shakespeare – per cui Tindaro Granata è stato candidato al Premio Ubu –, l’attore siciliano e il regista Andrea Chiodi tornano a collaborare, e con loro l’attrice Lucia Lavia insieme a un cast di ottimi interpreti. Appuntamento, per la doppia tappa della stagione del Teatro Civico, domani e sabato sera, sempre con inizio alle 20.45.
E sarà un malato immaginario onirico e irriverente quello firmato da Chiodi, divertente e contemporaneo con il regista ad affidarsi all’adattamento e alla traduzione di Angela Demattè, compagna di lavoro e di vita, nel portare in scena le vicende familiari dell’ipocondriaco Argante, circondato da medici inetti e furbi farmacisti, ben felici di alimentare le sue ansie per tornaconto personale. Come l’avaro Arpagone, Argante è vittima di se stesso e burattino di chi gli sta intorno, prigioniero della sua stessa paura, un’ossessione – l’ipocondria – che in questa nuova versione del capolavoro di Molière diventa piena protagonista.
"La mia esplorazione e curiosità per questo testo – ha dichiarato Chiodi – inizia da questa battuta di Molière: ‘Quando la lasciamo fare, la natura si tira fuori da sola pian piano dal disordine in cui è finita. È la nostra inquietudine, è la nostra impazienza che rovina tutto, e gli uomini muoiono tutti quanti per via dei farmaci e non per via delle malattie’. Una visione che fa un po’ paura, ma che, allo stesso tempo, mi intriga moltissimo". Il 1673 è l’anno di composizione dell’opera e della scomparsa dell’autore: un nuovo attacco di Molière contro i medici, che testimonia, ancora una volta, il suo odio viscerale per questa categoria. "Molière – scrive Giovanni Macchia, tra i francesisti più autorevoli del Novecento – è uno scienziato delle nevrosi. È un uomo malato, che teme di morire, ma che sa anche che ridere e far ridere è una difesa contro quelli che erano i suoi stessi mali: la gelosia, il dolore, l’ansia, la malinconia. C’è, dunque, dietro commedie che sembrano fatte di comicità persino farsesca, l’ombra di un autoritratto, un gioco tra assenza e presenza".
Per informazioni e biglietti (anche sulla piattaforma Vivaticket) rivolgersi al botteghino del Teatro Civico, con ingresso da via Carpenino, aperto dalle 8.30 alle 12, con info allo 0187 727521 o inviando una mail a [email protected].
Marco Magi